?La strada della vita? di Luisa Moraschinelli
“La strada della vita” di Luisa Moraschinelli

 

di Massimo Lardi

È un libro che secondo l’autrice stessa “non vuole essere né un diario, né una autobiografia, ma semplicemente il racconto di una comunissima strada della vita”. È una definizione che si può accettare per buona compreso il superlativo “comunissima”, premesso che si consideri comunissima esperienza il nascere in misere condizioni, fare la servetta presso qualche famiglia padronale  fin dall’età di 12 anni per contribuire al sostentamento della numerosa famiglia, far tesoro dei pochi insegnamenti ricevuti, perseverare nella fedeltà ad essi, concepire fin dalla prima giovinezza quale sia il senso e il fine della vita, sollevarsi con le sole proprie forze dal nulla e passo dopo passo compensare tutte le privazioni e le frustrazioni per raggiungere un equilibrio ammirabile  sotto ogni aspetto. Definirei dunque singolare tale strada, a meno che si consideri il superlativo comunissima come percorso ideale, a lieto fine, come archetipo dell’immaginario collettivo, una specie di commedia. Come, fatte tutte le distinzioni del caso, la Divina  Commedia, per intenderci. E la prima distinzione è che il viaggio di Luisa Moraschinelli, a differenza di quello dantesco, è del tutto terreno e umano dall’inizio alla fine, tutto vissuto con realismo su questa dura terra e non nei regni dell’oltretomba.

L’accostamento alla Commedia dantesca del resto non è arbitraria. È l’autrice stessa che allude implicitamente al viaggio di Dante. Si eleva infatti dalla “selva oscura”e dall’inferno del periodo infantile fatto di privazioni e di umiliazioni, passando attraverso la “Valle amena” che è l’epoca del riscatto. Approda al “paradiso” della vita in cui non solo ogni preoccupazione di ordine materiale è bandita ma abbondano anche le soddisfazioni di ordine culturale e morale. Le rimane purtuttavia l’ultimo tratto in salita, con tutti gli acciacchi, che porterà alla morte. Ma senza patemi, sarà anzi la porta che schiuderà il vero paradiso, di cui quello in terra non è che una debole parvenza.

Le analogie non si esauriscono in queste metafore. Anche Luisa Moraschinelli  ha le sue guide e i suoi maestri. Non sono Virgilio e Beatrice, sono la madre, la scuola e la chiesa con i loro insegnamenti. Insegnamenti elementari, ma essenziali e fatti propri dalla ragazzina al punto che le basteranno per mettersi e rimanere senza tentennamenti sulla strada del bene e per raggiungere un’indipendenza che ha dell’incredibile. Grazie ad essi Luisa si trasformerà in guida di se stessa già in tenera età. Di fronte a qualsiasi prova della vita saprà «prendersi per mano e guidarsi». Così analizzerà con occhio limpido la natura umana fatta di corpo e anima. Si impegnerà in prima persona ad affrontare le esigenze del corpo senza temere nessun sacrificio e senza chiedere nulla a nessuno. Nello stesso tempo dedicherà la massima attenzione ai bisogni dello spirito e dell’anima. Le esigenze dello spirito diverranno a un certo punto della giovinezza tanto impellenti da farle imboccare la via religiosa. L’abbandonerà dopo breve tempo, ma per tener fede, da laica, a tutte le rinunce e le pratiche religiose richieste dalla vita in un ordine. Compresa la rinuncia volontaria al matrimonio, il volontariato in favore dei più bisognosi. Di pari passo con l’uscita dalla “selva oscura” dell’indigenza materiale, avvierà in età ormai matura un processo di acculturazione che la riscatterà dal limbo del semianalfabetismo, le permetterà di addentrarsi profondamente nella lettura delle Sacre Scritture e dei classici, di acquisire una solida cultura e di diventare la scrittrice apprezzata che è. 

Luisa non si sofferma sulla descrizione degli anni difficili della sua infanzia, che sono quelli del Ventennio fascista, della guerra e del dopoguerra, dati come universalmente e sufficientemente conosciuti. Accenna alle esperienze in patria a servizio presso varie famiglie, così come alle molteplici esperienze nel turismo e nell’industria all’estero – in Svizzera – se non per descrivere gli echi, le risonanze nella sua vita interiore. Si tratta di una strada in continua ascesa, in continuo miglioramento, non senza qualche contraccolpo. Ma sempre fedele alla divisa «prenditi per mano e guidati». E ciò non per presunzione, ma per fiducia in Dio secondo l’insegnamento delle sue guide, la mamma, la chiesa e la scuola.

Guide oggi non da tutti ascoltate e alle volte esse stesse disorientate, ma che, attraverso le  pagine di Luisa Moraschinelli, sono in grado di prendere per mano chiunque, giovani e vecchi, figli e genitori e nonni, e rischiarare a tutti “la strada della vita”.

 *Luisa Moraschinelli, La strada della vita, Tipografia Bettini, Sondrio 2012, 157 pagine, 13 €. In libreria o presso l’autrice: via da Sotsassa 41, 7742 Poschiavo; tel. 834 62 46; e-mail: lmoraschinelliticino

 

 


Data: 03/01/2013