A CHIURO degustazione dei SUERTUSCAN... da Enolora
I SUPERTUSCAN , GRANDI VINI QUANDO RISPETTANO IL TERRITORIO E NON SONO REALIZZATI PER SEGUIRE LE MODE Una degustazione che ha permesso di assaggiare il meglio che offre il mercato, da Sassicaia a Solaia, da Tignanello a Ornellaia, con vini frutto di una annata tra le più felici dell’ultimo decennio. Commento a cura di Natale Contini Le leggi che nel secondo dopoguerra vennero stabilite per regolare la produzione vinicola italiana furono di natura tale da risultare, se non assurde, comunque assolutamente inadeguate alla ricchezza e varietà della realtà del nostro Paese, dettate principalmente dall’esigenza di soddisfare la grande impennata dei consumi che contraddistinse quel periodo storico italiano. La legislazione che successivamente ha introdotto via via le varie Denominazioni di Origine Controllata (D.O.C.) purtroppo non ha migliorato di molto la situazione poiché spesso non è andata nella direzione del perseguimento della qualità: le zone geografiche ammesse quasi sempre troppo estese per riflettere le peculiarità dei territori, i "paletti" qualitativi fissati sbilanciati verso il basso; per fare un esempio, i limiti di produzione dei vigneti (definiti mediante la resa per ettaro delle viti) spesso eccessivamente alti, a discapito della qualità finale del prodotto. Il fenomeno dei Supertuscan nasce verso la fine degli anni ’60 (dopo un rodaggio durato un decennio) anche per superare o aggirare tali regole antiquate e burocratiche e disciplinari di produzione troppo rigidi che, se applicati alla lettera, impedivano di fatto di poter ottenere vini di alta qualità. Un esempio per tutti è quello di Montevertine (Chianti classico) che rinuncia alla Doc per assumere la denominazione di vino da tavola (quindi di fatto si trasforma in SuperTuscan) al fine di poter produrre vini da sangiovese in purezza: nasce così il Pergole Torte una dei più grandi vini toscani, di allora e di oggi. Ricordo che a quel tempo per fare il Chianti era obbligatorio l’utilizzo assieme al sangiovese di altri vitigni anche a bacca bianca come la malvasia bianca lunga, oltre al canaiolo, colorino etc. Oggi queste regole sono cambiate e finalmente anche il Chianti può essere prodotto in purezza con uve sangiovese e molto pochi, ormai, realizzano dei blend con uve bianche e rosse. Ma intanto Montervertine si guarda bene dal rientrare nella Doc. Tuttavia nell’accezione comune del termine i Supertuscan sono stati quasi esclusivamente identificati con i vini in stile Bordeaux, magari con l’aggiunta, al classico taglio bordolese, di sangiovese e in taluni casi di syrah. Così sono nati i più noti Sassicaia (l’antesignano per eccellenza), Tignanello, Ornellaia, Solaia, Masseto, tanto per identificare vini superbi che hanno conquistato fama internazionale e con essa prezzi stellari. Si tratta di vini che hanno saputo sfruttare al meglio le peculiarità del proprio territorio, lavorando in vigna in modo da ottenere bassissime rese per ettaro, adoperando botti diverse rispetto a quelle tradizionali e soprattutto concedendosi la massima libertà nell’uso di vitigni non ammessi dalle D.O.C ma che ci si poteva aspettare dessero buoni risultati impiantati in un territorio dalle particolari caratteristiche pedoclimatiche. Grazie a queste sperimentazioni, durate anche decenni, costituite da ricerche in vigna e in cantina di altissimo livello sono stati ottenuti vini diventati poi prodotti di punta i quali, pur potendosi chiamare con il semplice nome di "vino da tavola", e quindi collocati nella scala più bassa della piramide della legge 164, hanno scavalcato di gran lunga (in valore assoluto e nel prezzo) i prodotti D.O.C. e le relative "riserve" delle rispettive aziende, collocandosi spesso ai vertici dell’enologia mondiale. Il nome con cui si è fin dall’inizio voluto indicare questi "super vini da tavola" divenne appunto quello di SuperTuscan Poi è bene ricordare che oltre a questi e a pochi altri ci sono in circolazione anche vini che si fregiano della denominazione SuperTuscan per seguire una moda senza tuttavia avere quel fascino e quella qualità intrinseca degli altri. Si tratta quasi sempre di produttori che puntano tutto sulle tecniche di cantina, sull’uso della barrique per la fermentazione e l’affinamento, su nomi ed etichette stravaganti e via di questo passo. In molti casi il risultato è quello di avere vini anonimi, standardizzati, muscolosi e poco fini. Che per di più stanno subendo la spietata concorrenza di vini analoghi cileni o californiani che hanno peraltro il vantaggio di costare molto meno. Ma la serata organizzata da Enolora, lo scorso 4 maggio, voleva evidenziare soprattutto la qualità dei SuperTuscan antilitteram ossia di quelli nati a suo tempo come vini da tavola per non sottostare alla burocrazia conservatrice che ha gravemente nuociuto allo sviluppo qualitativo e alla valorizzazione dei territori. E inoltre – al di la di semplificazioni e facili demonizzazioni – dimostrare che vitigni internazionali, quali i cabernet, il merlot e altri, vinificati in purezza, nel classico taglio bordolese o in blend con il sangiovese possono in determinate condizioni pedoclimatiche, quando la materia prima è accuratamente coltivata e selezionata, dare vini di grande spessore, assoluta eccellenza, peraltro molto diversi l’uno dall’altro. Il risultato della degustazione ha pienamente confermato in modo inequivocabile questi convincimenti.
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