A Chiuro si festeggiano 50 anni di viticoltura valtellinese
Al ristorante Fracia di Chiuro ieri, lunedì 28 novembre si è svolta una delle degustazioni più importanti mai fatte in Valtellina. L’idea nacque un mese fa dall’incontro di tre uomini del vino, Luca cantoni, titolare del ristorante, Egidio dalla Valle storico enotecario di Tirano, e Filippo Andreotta della Vineria sempre in Tirano: con l’unanime certezza dei valori in campo, in una serata bisogna celebrare cinquant’anni di viticultura valtellinese attraverso la degustazione dei nebbioli vinificati dagli anni ’90 agli anni ’60. Il tutto servito alla cieca in due batterie di 6 vini, senza sapere né annata né produttore. A degustare appassionati, consumatori e soprattutto chi li ha fatti. Il risultato finale? La consapevolezza assoluta che pochi territori al Mondo hanno le capacità, le potenzialità, la fortuna di produrre vini così eleganti, complessi, fini e longevi: annate così diverse, di produttori così lontani negli anni e nelle metodologie hanno sempre parlato la stessa lingua esaltando i medesimi valori sia nell’aspetto che nel gusto olfattivo e degustativo. Nella prima batteria si ha avuto la fortuna di assaggiare la il Corte di Cama 1990, la prima vendemmia di Mamete Prevostini, il sassella Riserva 1990 di Rainoldi, La Riserva oro 1989 e 1990 della Nino Negri, il Corte della Meridiana1989, prima vendemmia della Conti Sertoli Salis ed il Tre Leghe 1982 dell’Enologica Valtellinese. A carte coperte gli enologi presenti Maule, Introini, Domenico Triacca, Rainoldi, Alongi ed Emanuele Pelizatti hanno dimostrato subito una grande reverenza di fronte a vini ancora freschi molto complessi e dalle infinite sfaccettature, una volta scoperte le etichette, un grande sospiro e un’immensa soddisfazione per il lavoro allora svolto. Fin da subito non si è parlato di vini migliori, di annate, di tecniche di vinificazione ma di territorio, vitigno come se le bottiglie non fossero frutto di tante esperienze ma di un’unica madre: la Valtellina. La seconda batteria è quella che ha fino in fondo colto nel segno: Grumello Riserva 1961 e 1964 di Guido Pelizzatti, Sassella riserva 1971 della Pelizzatti, Inferno Riserva 1979 dell’ Enologica Valtellinese, Valtellina Riserva Nino Negri 1981 della Nino Negri, Valtellina superiore Riserva Paradiso 1982. Se nei primi sei calici il degustatore poteva immaginarsi che i vini fossero stati imbottigliati negli anni ’90, qui nessuno sa nulla: tutti Valtellinesi? di quale decennio? Buoni, decisamente fieri, sia potenti che eleganti, setosi, di una lunghezza in bocca ineguagliabile. Egidio dalla Valle, colui che negli anni ha avuto la bravura, il coraggio e l’amore di custodire tutte le bottiglie degustate, provoca i commensali: è difficile trovare delle posizioni soggettive. Come di fronte ad un tramonto o ad un quadro: come si fa ad esprimere con parole quello che si sta provando? Una frase che probabilmente riassume tutto il valore della serata è quella che Maule ha espresso assaggiando il nebbiolo del ’61: "Se questo vino avesse 40 anni, sarebbe grandissimo. Ma probabilmente non li ha!”. Ignaro era di fronte ad un vino di 50 anni. Una serata che non fa riflettere: una degustazione che celebra il territorio vitato valtellinese quale uno dei più grandi al Mondo. Un territorio che esprime il più grande vitigno, capace di esprimersi per decenni, vincendo il tempo, e forse anche chi lo produce. Un nebbiolo sapiente che a sua volta racconta ad ognuno di noi un territorio ricco di emozioni, elegante, colto e fiero. In una serata così intensa, anche i ravioli di cervo tanto eleganti di Luca Cantoni accompagnati dal Valtellina Superiore Tradizione 1994 di Domenico Triacca non sono passati in secondo piano esaltando il sapiente fresco equilibrio della nota cucina del ristoratore. I valori della serata hanno certamente arricchito ognuno di noi. (F.A.)
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