02/04/2015, 14:32 La dichiarazione di Lorenzo Berlendis, Slow Food
EXPO 2015: NUTRIRSI DI BIODIVERSITA’ Il tema scelto da Slow Food per sostanziare la propria presenza in Expo15 è raccontare la BIODIVERSITA’. Raccontare come le agricolture fondate sulle filiere brevi, sulla piccola scala, sui saperi delle comunità locali siano quelle che oggi nutrono il mondo - nei fatti -, preservano razze e specie, garantiscono l’autodeterminazione e sovranità delle popolazioni locali, possono determinare un futuro sostenibile ed equo. Il cibo globale ed omologato di bassa qualità nutritiva e di grande impatto ambientale, diffuso dalle monocolture agro- industriali, non è la soluzione, ma il problema. Infatti esso si regge sull’appropriazione delle terre, sulla proprietà esclusiva dei semi, sulla scarsa remunerazione dei contadini... sul paradosso dell’enorme spreco di cibo: un meccanismo non incidentale ma funzionale al sistema distributivo governato da un pugno di multinazionali. Slow Food ha deciso perciò di essere in Expo: per raccontare un’altra storia, per raccontare un altro mondo, quello dei contadini, dei pastori, dei bergamini, dei pescatori, degli artigiani del cibo. La storia di coloro che quotidianamente custodiscono tradizioni ed identità producendo cibo a partire dalla valorizzazione delle specificità dei luoghi. Non è un caso che il racconto della biodiversità sia poggiato sul latte, anzi sui latti, e i formaggi. Con latte-caglio-sale la sapienza millenaria di malghesi e casari ha saputo sviluppare, sotto ogni cielo, prodotti peculiari capaci di raccontare pascoli e stagioni, manualità e radicamento attraverso la bontà di centinaia (migliaia?) di formaggi differenti e riconoscibili. Non è un caso che formaggi di differenti tipologie, entità e provenienze si trovino insieme, in uno stesso piatto, per raccontare approcci diversi, testimoni delle ricchezze regionali, italiane e transalpine.
Inoltre latte e formaggi rappresentano un settore di grande criticità nel panorama dell’agricoltura italiana, a maggior ragione nelle aree montane dove le condizioni di lavoro sono più precarie e difficili dove perciò la sofferenza è maggiore, ma dove, tuttavia, si trovano le maggiori potenzialità vista la incomparabile qualità di pascoli ed erbe, razze e tradizioni casearie che determinano caratterizzazioni specifiche ed uniche di latte e formaggi. Latte e formaggi le cui particolari proprietà nutrizionali sono oggi certificate e qualificate dalla moderna nutraceutica. BITTO STORICO del Presidio Slow Food, BITTO dop e VALTELLINA CASERA del CONSORZIO di TUTELA si troveranno insieme, nel padiglione curato da Slow Food, in posizione di massima visibilità, per consacrare e concretizzare il recente accordo strategico, sottoscritto in autunno grazie alla decisiva opera della CCIAA di Sondrio. Saranno ugualmente alfieri, pur nelle rispettive caratterizzazioni, di una grande tradizione casearia. E’ interesse precipuo di Slow Food, in difesa di biodiversità e sostenibilità delle filiere, lanciare una sfida per un salto di qualità di tutto il settore lattiero- caseario perché sia compatibile con gli ecosistemi alpini. Segnatamente in aree di grande vocazione come quelle di Valtellina. L’esempio dei casari del Bitto Storico e l’esperienza del Presìdio possono costituire, oltre che tangibile prova di ‘best practice’, una sorta di locomotiva di un comparto che ha bisogno di consolidare prestigio e riconoscibilità perché legato profondamente a un territorio e alle sue comunità. La diffusione e le capacità produttive del Consorzio possono supportare e soddisfare una domanda, crescente e diffusa, di qualità del cibo quotidiano. Riteniamo altresì, in conclusione, che nuovi occhi per guardare l’agricoltura, quale motore di riscatto di territori e comunità, debbano produrre un cambio effettivo di visione e di approccio perché si muti il contesto normativo: leggi, regole e misure devono tenere nel dovuto conto la specificità dell’ambito montano, privilegiandone gli aspetti peculiari e supportandone le fragilità. In questa direzione Slow Food Italia sta lavorando per un grande piattaforma transnazionale che metta al centro il comparto delle Alpi, anche in connessione con il progetto APPENNINO CHE VERRA’, impostato su omologhi presupposti, per rilanciare su basi ancora più solide RESISTENZA CASEARIA. Eventi come quello odierno vanno in questa direzione, per sollecitare attenzione, creare reti, elaborare progetti lungimiranti.
La promozione e il confronto in grandi eventi, come Expo15, Cheese e Salone del Gusto-Terra Madre, di interpretazioni diverse di tradizioni agro-alimentari locali possono sortire una speranza comune per chi vuole continuare a produrre cibo di qualità, in montagna come altrove, e poter contare su una scelta remunerativa, capace di ridare dignità al lavoro in agricoltura a partire dai contesti più ‘fragili’ eppure ricchi di potenzialità. Le produzioni alimentari locali ed identitarie possono naturalmente rappresentare un’enorme occasione di recupero di terreni abbandonati e di formazione di una nuova generazione di contadini custodi dell’agrobiodiversità alpina, ma rappresentare anche occasione di stimolo per il settore dell’ artigianato alimentare ed efficacissima vetrina del territorio, esercitando capacità di attrazione, sviluppando reti di accoglienza. Anche a questo proposito il supporto e coordinamento di Camera di Commercio risulterà decisivo. |
cristina culanti
Autore dal 27/10/2021
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