Fino a quando i giovani si comportano in modo adeguato, tutto sembra filare liscio; noi adulti possiamo ritenere di aver fatto il nostro dovere.
Ma quando emergono problemi, quando si fanno strada ragazzi in difficoltà e adolescenti che si lasciano andare a rapine, quando la droga diventa una presenza inquietante, ecco che la responsabilità non ricade più su di noi, né tantomeno sui genitori. La colpa si sposta, si allarga, diventa un affare di società.
E chi è questa società? Siamo noi. Siamo la nostra cultura che spesso si scontra con altre culture.
Sfogliando i giornali, non si riscontra una critica alla politica; non siamo più abituati a ribellarci contro una normalità demenziale... tutto sembra andare bene, salvo qualche eccezione quando la cronaca nera bussa alla porta.
Aberrati, ad esempio, se i ragazzi hanno dei problemi, la colpa viene nuovamente attribuita alla società, che, ripetiamolo, siamo noi. E cos’è, in fondo, l’educazione?
I ragazzi a scuola chi sono? Cosa vogliono e cosa devono apprendere? In classe ci sono insegnanti, eppure assistiamo a episodi singolari, come quello di un professore che ha colpito un allievo. Il ragazzo, di 17 o 18 anni, ha subito attirato le critiche degli adulti, mentre i suoi coetanei si sono schierati a difesa del docente.
Viene allagata e chiusa una scuola e l’attenzione si sposta sui danni, sui vandali senza riflettere sul chi è sul perché.
Genitori che se la prendono con il barista perché ha servito alcolici al loro figlio minorenne, invece di analizzare i motivi che spingono il loro pargolo a ubriacarsi.
PERCHÉ TUTTE QUESTE "cose"?