08/03/2012, 16:56 Cè anche la strada del sindacalismo confinario
Nella sua forma matura e “strategica” la protesta dei “secessionisti del privilegio” può rappresentare una componente del movimento per l’autogoverno delle Terre alte e per il riconoscimento di forme di autonomia a tutta la montagna alpina. Vi è però anche chi, comprensibilmente, ha cavalcato ua forma di rivendicazionismo spicciolo.Comprensibilmente perché la discussione (e gli atti) sul federalismo in Italia si sono persi in una coltre di nebbia e con il neocentralismo del “governo tecnico” appaiono allontanarsi verso un orizzonte escatologico. Già nel 2005, però, Marco Scalvini, allora sindaco di Bagolino in alta val Caffaro (Bs) (comune particolarmente interessato al problema dello scomodo confine con la provincia di Trento), invece che spingere sulla secessione (che anche qui avrebbe pezze d’appoggio storico-giuridiche) si inventò un “sindacato” dei comuni confinanti sfigati. Lo scopo dichiarato era quello di ottenere risorse perequative per risolvere l’emorragia di abitanti e di imprese che dal centro valsabbino sceglievano di trasferirsi nel vicino Trentino. Nacque l’AssComiConf che iniziò una forte azione di lobby. Arriva la “micro cassa del mezzogiorno” per il Nord sfigato La pressione dell’AssComiConf e la consapevolezza a Milano, Venezia, Brescia, belluno, Verona, Vicenza e Sondrio che la questione dei comuni di confine rischiava di divenire incandescete e politicamente imbarazzante (specie per la Lega Nord) ha finito per partorire solo un’operazione di basso profilo, una specie di “Cassa del Mezzogiorno” in sedicesimo. Alle Provincie autonoma di Bolzano e di Trento, in cambio della sordina su iniziative tese a mettere in discussione i loro smaccati privilegi, si è chiesto un obolo di 40 milioni ciascuna da ridistribuire ai comuni al di là dei loro confini. Così con la legge finanziaria per il 2010 del 23 dicembre 2009 n. 191 è stato istituito l’ODI che gestisce un fondo di 80 milioni annui per il finanziamento di progetti “per lo sviluppo economico e sociale dei territori confinanti con le province autonome di Trento e Bolzano”. Dopo l’erogazione di una prima tranche, però, tutto si è fermato e ora i comuni attendono gli arretrati di tre anni. In questo periodo le polemiche sulle modalità di erogazione sono state furiose e hanno scatenato deprimenti guerre tra poveri. Un effetto collaterale non secondario che accentua i fenomeni di scollamento territoriale invece di cerare coesione. Ora in Lombardia sono 11 comuni bresciani e 2 valtellinesei ad attendere i fondi. Fondi da 300 a 800 mila euro per comune: una vera elemosina. Una “cassa” che crea divisioni e monetizza un disagio legato ad un trattamento discriminatorio anticostituzionale Il blocco dei fondi è stato dovuto al fatto il vertice dell’Odi (presieduto da Aldo Brancher, il famoso ministro per un giorno, reo confesso di mazzette) voleva adottare criteri di spesa dirigistici mentre i comuni chiedevano di spendere i soldi a loro discrezione secondo una distribuzione a pioggia (in questo caso forse meno dannosa di altri criteri a rischio clientelismo). L’ODI in ogni caso non rappresenta un capitolo molto dignitoso della politica per la montagna e per l’autonomia. In primo luogo risorse che provengono dalle tasche dei lombardi e dei veneti vanno a Roma, di qui a Trento e Bolzano e di qui ancora rientrano in Lombardie e Veneto. Un giro surreale. Nata per “tenere buoni” i comuni di confine la mini cassa per il mezzogiorno voluta dalla Lega comprende comuni fortemente svantaggiati e comuni ricchi come Cortina d’Ampezzo e Bormio. Una situazione parzialmente mitigata dai criteri di distribuzione delle risorse che tengono conto di parametri che premiano, ma solo un po’, i comuni piccoli e realmente svantaggiati. L’ultima beffa è che, specie con il nuovo governo, la gestione è accentrata a livello ministeriale (la sede è presso la tesoreria dello stato di Verona) e il tutto appare come un tampone centralistico per frenare, monetizzandole, le spinte autonomistiche di quella che reata la “montagna alpina di serie B”. (Michele Corti, Ruralpini) |
cristina culanti
Autore dal 27/10/2021
|