Bracconieri incastrati e denunciati a CHIESA VALMALENCO
Gli agenti della Polizia Provinciale hanno messo a segno un colpo contro il bracconaggio. I fatti risalgono allo scorso 10 gennaio e i tre uomini denunciati sono di Curlo, frazione di Chiesa Valmalenco. Sono accusati di caccia in periodo di divieto, detenzione e abbattimento di fauna selvatica non cacciabile, stambecco e marmotta, e di fauna selvatica cacciabile capriolo con palchi in velluto ma abbattuta in periodo non consentito. Reati odiosi venuti alla luce grazie a un colpo di fucile sentito dagli agenti del comandante Graziano Simoni, in servizio in località in località Valdone, nel comune di Torre Santa Maria. Un appostamento e poi l’arrivo di un veicolo sospetto, seguito poi fino a destinazione: gli accertamenti da parte degli agenti, raggiunti sul posto anche da altri colleghi hanno trovato uno zaino contenente una carabina e le relative munizioni.
Nell’abitazione di uno dei tre uomini sono stati rinvenuti trofei di stambecco (specie non cacciabile) e di capriolo con velluto, sacchetti contenenti carne surgelata di stambecco e di marmotta.
Posti sotto sequestro i trofei, la carne e l’arma, gli agenti hanno inviato comunicazione di reato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sondrio.
Uno dei tre identificati è risultato essere un cacciatore ammesso, per la stagione venatoria 2012, alla caccia agli ungulati nel settore Alta Valmalenco.
Per lui, dunque, oltre alle sanzioni amministrative e penali previste dalla normativa vigente in materia venatoria, sarà prevista anche l’esclusione per dieci anni dalla caccia di specializzazione (ungulati – tipica alpina – lepre) e in zona di maggior tutela, così come stabilito dal regolamento provinciale che disciplina la caccia di selezione agli ungulati.
Soddisfazione esprime il Comandante Graziano Simonini: “Sono soddisfatto di questo risultato e mi complimento con miei uomini. Nonostante la caccia agli ungulati sia chiusa già dalla fine di novembre, ci sono uomini che proprio non riescono ad osservare le regole e che continuano imperterriti nell’attività venatoria che nulla diventa se non gesto criminoso di abbattimento illegale di capi di fauna selvatica, spesso per di più proibita. Al di là dei codici, un atto di viltà oltre che di scarso rispetto di chi va a caccia rispettando le regole”.
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