BRAMBILLA: "Pene pi? severe per chi maltratta gli animali"
Una bella storia, che non riguarda il nostro territorio ma che merita attenzione. Nelle parole dell'on. Michela Brambilla un racconto toccante su come l’uomo possa essere crudele, di come un cane possa mettere al mondo i suoi cuccioli seppur gravemente maltrattata, sul punto di morire. Una storia toccante: "Dalla certezza della morte alla gioia di una nuova vita.
E’ la storia che raccontano i figli di Luce, la cagnetta ’incaprettata’ in Calabria che prima di morire ha partorito 11 cuccioli. Oggi, a circa tre mesi da quel drammatico inizio, gli otto piccoli sopravvissuti ai primi, difficili, giorni sono tutti in buona salute, adottati da famiglie che li adorano", come documenta il video diffuso oggi dalla Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, l’onlus presieduta dall’on. Michela Vittoria Brambilla:. “Avevamo promesso a Luce di salvare almeno i suoi cuccioli – afferma l’ex ministro, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali – oggi sono felice di dire che ce l’abbiamo fatta”.
Brambilla chiede misure più aspre per chi maltratta o uccide gli animali, fino a sei anni di carcere: “Salvando i suoi figli e trovando loro una nuova casa abbiamo potuto saldare solo in parte il debito contratto con questa madre coraggio non umana, vittima dell’umana crudeltà. Lo salderemo veramente solo quando il Parlamento deciderà di inasprire le pene a carico di chi infierisce contro gli animali, i più deboli tra i deboli, gli ultimi tra gli ultimi. A tale scopo ho depositato una proposta di legge, organica, dettagliata, frutto dell’esperienza accumulata sul campo in decenni di militanza animalista, che ha già raccolto sostegno bipartisan.
Non ci sono più alibi: chi maltratta e uccide gli animali dev’essere punito più severamente. Il Parlamento approvi la mia proposta di legge, che, tra le altre cose, aumenta, rispettivamente fino a cinque e sei anni, le pene per il maltrattamento e l’uccisione di animali, fa diventare ’delitti’ in senso tecnico le condotte di detenzione in condizioni ’insopportabili’, quella dell’abbandono e l’uccisione di esemplari di specie protette, punita anch’essa con sei anni di reclusione. Chiarisce inoltre, una volta per tutte, che la ’tenuità del fatto’ prevista dall’articolo 131-bis del Codice penale non è applicabile ai reati contro gli animali”.