Costanzo: "Non hanno pi? senso le province autonome"
(Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Angelo Costanzo, consigliere della Regione Lombardia (PD) Si discute molto negli ultimi tempi, da quando il Governo ha presentato una proposta per superare le Province, sul futuro assetto istituzionale del nostro territorio. Personalmente credo che un Ente che coordini le scelte dei Comuni e faccia programmazione del territorio sia non solo necessaria, ma fondamentale. Inoltre, lascerei la Provincia nei confini attuali e non mi appassiono al dibattito sul nome: baderei più alla concretezza del ruolo e delle funzioni che questo ente deve svolgere, magari acquisendone di nuove e importanti dalla Regione. Un referendum - meglio sarebbe chiamarlo consultazione sull’autonomia - avrebbe il risultato scontato di far emergere un malessere diffuso e profondo, a cui però occorre rispondere con soluzioni istituzionali credibili. Se la politica parla solo alla pancia degli elettori, con l’arma del populismo, non affronta le sfide del futuro. Già in passato questo tema è stato il viatico di una vittoria alla guida della Provincia che non ha prodotto i risultati attesi e promessi. La mia cultura riformista mi porta a dire che bisogna avere il coraggio di dire che a distanza di 40 anni dalla nascita delle Regioni non hanno più senso quelle a statuto speciale, così come le province autonome di Trento e Bolzano. Non solo per lo squilibrio di risorse garantite a quei territori rispetto a tutti gli altri, tanto più evidente in queste condizioni di difficoltà economica, ma perché sono venute meno le ragioni politico-istituzionali di quelle scelte. Il rischio di una discussione che rincorre l’autonomia, i cantoni o la Svizzera, è quello di nascondere per l’ennesima volta i nostri limiti e l’incapacità di affrontare temi determinanti per il futuro come quello del riassetto istituzionale. Sino ad oggi la Provincia non ha brillato per capacità programmatorie e gestionali. Non è una critica all’attuale gestione Lega-Pdl, ma è una considerazione che ha riguardato anche le gestioni del centrosinistra proprio nella funzione e nella capacità di svolgere sino in fondo il ruolo di programmazione. Potrei fare alcuni esempi, a partire dai ritardi con cui è stato approvato il Piano territoriale di coordinamento, ultimo giunto in Regione Lombardia. La frammentazione istituzionale, “i campanili”, le lobby della gestione del territorio hanno sempre tenuto in ostaggio una scelta che se fosse arrivata almeno quindici anni fa avrebbe potuto disegnare uno sviluppo diverso del nostro territorio. Altri sono i temi su cui è mancato un ruolo forte della Provincia: l’Ato, il dimensionamento scolastico e la riorganizzazione della rete ospedaliera che necessita di una cabina di regia forte ed autorevole. Il tema del riassetto istituzionale non è solo un problema di costi, ma anche di come vengono erogati i servizi ai cittadini. Personalmente non ho mai creduto negli enti di secondo livello, che non rispondono agli elettori ma, molte volte, a logiche spartitorie dei fondi per creare alleanze di governo. Se dovessi scegliere, partirei con il superamento delle Comunità montane e del B.I.M. facendo svolgere quelle funzioni all’amministrazione provinciale per superare doppioni e snellire i momenti decisionali. Il tema del riassetto istituzionale é troppo importante per essere affrontato con boutade sulla stampa per tenere buona una base infuriata e delusa. Credo piuttosto che sia necessario che il Presidente della Provincia svolga una forte azione politico-istituzionale e provi a mettere attorno ad un tavolo i Sindaci per affrontare un tema così delicato. Proviamo ad arrivare ad un progetto largamente condiviso di riassetto istituzionale provinciale mettendo da parte appartenenze, bandierine e partendo dalla gestione dei servizi tra i comuni per arrivare, senza tabù, anche a nuovi confini. La sfida del riassetto istituzionale, della qualità dei servizi, dello spaesamento dei comuni lo si affronta con un progetto complessivo e non chiudendosi a riccio. Dobbiamo presentarci in Regione con un progetto forte e autorevole del territorio. Deve prevalere il senso istituzionale perché la sfida che abbiamo di fronte è troppo importante, altrimenti subiremo inesorabilmente le scelte calate dall’alto.
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