Attuale impiego: Redattore de Il Grigione italiano e de Il Tiranese senza Confini (rivista mensile d’informazione ndr.)
Domicilio: Miralago, Poschiavo
Durata tragitto casa-lavoro: 10 minuti
Da bambino per te l’Italia era…
I primi ricordi d’infanzia mi portano dritto al santuario di Madonna, dove mi fermavo con la mamma a recitare le preghiere. Poi ricordo le fiere, in particolare quella di Pentecoste, con tutti quei giocattoli e quei palloncini colorati. Era un grande spettacolo, anche se non compravi niente. Insomma, da piccolo per me l’Italia era più o meno solo Tirano.
Come sei arrivato in Valtellina?
Nella vita privata l’ho sempre frequentata regolarmente; prima per le serate in discoteca con gli amici e poi per le cene negli ottimi ristoranti. L’avventura professionale è partita però quasi per caso il giorno dell’Epifania del 2007. Era la prima volta che partecipavo alla suggestiva festa sulla piazza del santuario e mentre aspettavo la Befana, fui informato della cessata attività di “Tirano e dintorni”, il mensile dell’agorà. Ci riflettei un poco, ne parlai con i Menghini e decidemmo di lanciarci nell’avventura. Quanto accadeva in Valtellina mi era sempre interessato, ma da quel momento, ovviamente, ho iniziato ad approfondire le mie conoscenze del territorio e a tessere relazioni con più persone.
Qual è la cosa che più ti piace della Valtellina?
Senza dubbio (si guarda la pancia sorridendo) apprezzo particolarmente la cucina tipica.
Cosa ti porti da casa quando vai in Valtellina?
Semplicemente il mio carattere con i suoi pregi e difetti.
Ti è mai capitata una situazione particolare alla frontiera?
Una volta, quando avevo 18 anni, ero di transito con la Lancia sportiva di mio fratello e fui fermato. Mi controllarono tutti i dettagli dell’automobile e dopo due ore mi ritrovai sui sedili alcuni pezzi meccanici che non avevo idea da dove provenissero. Impiegai più di mezz’ora per risistemare tutto.
Passare la dogana con la prima edizione della rivista fu invece uno scontro con la burocrazia. Rimasi a Piattamala per quasi un giorno, non si riusciva a capire quali fossero le procedure necessarie per effettuare l’importazione.
Per te cambia qualcosa al di qua o al di là di Piattamala?
Apparentemente non cambia niente, ma se guardi da vicino trovi parecchie divergenze. Noti per esempio, che tendenzialmente gli italiani hanno una cultura generale più ampia rispetto alla nostra. È probabile che la scuola italiana approfondisca maggiormente certe materie, mentre la nostra si concentra parecchio sulle lingue. Lavorando per la rivista ho pure realizzato quanto il funzionamento della politica sia diverso; anche solo a livello comunale è tutto molto più complicato. La burocrazia è agli antipodi. Prima credevo fosse un luogo comune, ma ora mi rendo effettivamente conto della macchinosità del sistema burocratico italiano.
Quando hai pensato ”ma questi sono proprio italiani”?
L’ho pensato quando scoprii la questione della marca da bollo e altre procedure burocratiche impensabili in Svizzera.
Puoi esprimere un desiderio: in Valtellina ci metti o ci togli…?
Ritengo che la Valtellina sia ricca di risorse e abbia una radicata identità culturale. Mi piace molto così com’è. Ciò che manca sono le infrastrutture, soprattutto le soluzioni per decongestionare il traffico. Spero di poter vedere un giorno la superstrada Colico-Bormio.