DONNE di montagna
DONNE di montagna

Donne di montagna è un interessante libro di Anna Carissoni accompagnato di bellissime immagini di Giampiero Mazzoni: ce lo spiega Michele Corti, da un punto di vista insolito ma normale per questo periodo storico, ossia "al tempo delle disgrazie"… Noi qui riportiamo la sua profonda recensione, andate sul blog ruralpini per leggere alcune storie e guardare le suggestive fotografie...

Anna Carissoni ha inteso cogliere i tragici frangenti dell'epidemia  per ricordare le forti donne di un tempo, quando, le matriarche reggevano buona parte del peso del lavoro dei campi, delle stalle. Erano sì - quando serviva - infermiere, ostetriche, "veterinarie" (laureate all'università della stalla), ma  non erano certo gli "angeli del focolare", quelle creature deboli e sottomesse che la cultura femminista ha preso a (falso) bersaglio. Il femminismo applicato al mondo rurale, specie alpino era un non sense (infatti è figlio della società borghese). 

Oggi negli ospedali  ma anche nel chiuso e nella solitudine delle case, delle famiglie, dove Dio solo sa che drammi si vivono, senza copertura di media e di social, molte donne stanno dando prova di piccoli/grandi eroismi, di quella forza delle donne di un tempo che non si è persa. Come un vecchio ceppo che "caccia"). Era sopita. Nella tragedia è riemersa. Eroiche le infermiere che sono restate al proprio posto di lavoro, saltando turni di riposo, sino al limite del cedimento fisico e psicologico. Eroiche ancora di più le  volontarie - medici e infermiere - che hanno affiancato il personale. Molte si sono contagiate. Qualcuna è morta.  Ma pensiamo anche alle cassiere dei supermercati. Anche loro hanno avuto caduti in questa guerra, morte al fronte del contagio per non far mancare gli approvvigionamenti. Donne "infermiere" e donne "vivandiere". In guerra - e questa lo è, eccome se lo è - altrettanto indispensabili.  E ci saranno altre storie che spero saranno ricordate. 

Erano donne normali che sono morte contraddicendo l'immagine frivola, egotica, che la cultura edonista, consumista, conformisticamente trasgressiva, ha cucito addosso a uomini e donne, costretti - forse per non passare per degli "antisociali" - a recitare la parte dei gaudenti, dei crocieristi, degli internazionali, dei raffinati, dei gourmet. Qualcuno, volendo continuare a recitare la parte assegnata, rivendicando il "diritto allo sport all'aperto", ha infettato e ucciso il prossimo. Ma la cultura individualista, egoista, utilitarista che è la religione ufficiale della società di mercato non ha  avvelenato i pozzi, non del tutto almeno.  Il contagio ha fatto risalire a galla dalle profondità i valori "arcaici". E allora vediamo con Anna in cosa consisteva la "forza" delle donne di montagna.

(Michele Corti)

 


Data: 30/03/2020