Etica ambientale o ambientalista

Etica ambientale o ambientalista

Nell’ambito della filosofia morale, un nuovo campo d’indagine, di studio e in parte di speculazione scientifico umanistica, ha trovato, nell’etica ambientale, la sua consacrazione.

L’evoluzione delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, nell’avanzare della modernizzazione, hanno imposto nuovi interessi, il cui perseguimento non doveva deludere le insistenti attese e pretese industriali, mercantili e politiche.

Tale stato di cose, ha  irrotto sugli equilibri naturali con l’aumento potenziale dello sfruttamento massiccio dei beni del Pianeta, giungendo a infliggere, all’ambiente, dei danni  sufficientemente gravi da risvegliare, in alcune sensibili coscienze, il primo stimolo a procedere, con profonda riflessione, all’analisi delle incidenze, fortemente lesive al mondo naturale, in seno a questa forma di sviluppo.

Da qui nasce un processo di " eticizzazione" dei rapporti e degli atteggiamenti umani verso l’intero universo.

L’americano Aldo Leopold, intorno all’anno 1948, osservo’ che i cenni di crisi del pensiero ecologico, col nascere delle società moderne, dovevano imputarsi essenzialmente a un problema di tipo filosofico. Da questa affermazione si configuro’ il primo importante embrione del costituente pensiero etico ambientale, nel suo primo affrancarsi dalla filosofia morale.

I decenni successivi al 1949, poi, videro un crescente determinarsi dell’etica ambientale, la quale si manifesto’ in un filone di indagine filosofica,  appropriandosi fisiologicamente sempre più, di una propria personalità, grazie anche agli apporti intensi di più branche culturali, di più zone importanti del sapere, che ne hanno segnato le varie sfumature.

Qui, seguiranno brevissime  indicazioni sui passaggi storici di maggior rilievo sull’evoluzione di questo nuovo approccio filosofico, richiamando il nostro ragionare ai soli eventi nei quali sia riconoscibile, nei vari indirizzi di lettura,  lo studio, il richiamo, l’applicazione delle basi morali della società civile, composte da principi fermi nella riconosciuta immutabile giustezza, inamovibili per ogni coscienza matura e indeteriorabili dalla corrosine del tempo, pur nel dinamico mutare dei valori del consorzio umano.

Eviterò dunque di accennare, pur per un momento, alle molte copie di etica ambientalista, che purtroppo copiosamente, occupano giornali e programmi televisivi di divulgazione, nei quali, la materia in esame, viene tristemente ridotta a scopi utilitaristici, piegata e mortificata da considerazioni di convenienza o politica contingente.

Negli ultimi decenni, si disputano il terreno culturale, due teorie poggianti sulla responsabilità morale verso la natura.

La prima, così detta antropocentrica, impregnata di valori giudeo-cristiani, vede la responsabilità di ciascun essere umano, nei confronti della natura, esercitabile nella salvaguardia dei propri interessi di sopravvivenza, essendo essa elemento cruciale alla vita e alla conservazione della nostra specie.

Possiamo quindi, in una formula sostenere che, la teoria antropocentrica, attribuisce valore alla natura per la sola funzione che vi si destina.

La seconda teoria va sotto il nome di " egocentrica", assegnando alla  natura un proprio valore intrinseco, indipendentemente dalla funzione a beneficio della vita umana.

Ciò vale come riconoscimento che, l’essere umano, e’ una parte fra parti tra esse indipendenti, e’ una visione filosofica che condanna alla radice la politica informata alla preservazione e conservazione dell’ambiente e le sue risorse, su valori economicamente valutabili.

Una importante progresso del pensiero filosofico sull’etica ambientale, prende netta forma nel 1975 per mano di Holmes Rolston, che propone una pregnante pubblicazione, nella quale domanda dell’esistenza o meno di un’etica ecologica; ancora, intorno agli stessi anni, il filosofo norvegese Arne Naess pone il fondamento del movimento di "ecologia profonda", tutto teso alla difesa di una eguaglianza cosmologica, intrisa di misticismo e teosofismo, ispirato nel sovvertimento degli attuali modelli della società dei consumi, in contrapposizione con il pensiero di strumentalizzazione della natura che va sotto il nome di "ecologia superficiale.

Questo e’ l’anno di nuovi fermenti e di rinnovata vitalità del pensiero, che si espresse  attraverso sempre più  numerose pubblicazioni dirette a diffondere e a confrontarsi sulla materia in esame; dibattiti a vari livelli, il fiorire di iniziative libraie ad opera di autorevoli studiosi, attrassero il mondo della cultura e delle scienze, distraendo definitivamente, a poco a poco, l’etica ambientale dall’alveo ristretto di pochi appassionati e farla assurge a scienza di indagine.

Dal 1990 in avanti, in via crescente, l’etica ambientale conquista una identità rispettata dalle organizzazioni internazionali e locali e sprona ai primi approcci di una "politica ambientale".

Sfioreremo più in la’, l’importante e travagliato percorso della messa in atto dei principi teorici di visione del mondo, di cui l’etica ambientale e’ portatrice, con i fattori pratici di vita sostenibile, di cui la politica e’ primaria attrice.

Osserveremo, con qualche spunto, nell’ espletarsi del  rapporto tra le trame concettuali dell’etica e quelle del pensiero politico concretato nelle norme, come in quest’ultimo non siano mancati  innumerevoli compromessi e profonde contraddizioni, così come, per contra,  sia stato inevitabile che la politica non abbia potuto sottrarsi all’illuminazione dei temi riflettuti dall’etica ambientale perché questi, sono vicini alla nostra natura, di esseri umani, idonei al nostro e altrui bene per tanto reclamati da necessita’ sociali.

Ai nostri giorni, la consapevolezza di giungere a soluzioni protettive e di salvaguardia dell’ambiente naturale, e’ piuttosto evoluta ma ancora manca quell’abito mentale, ben radicato in ciascuno di noi, necessario a non regredire nelle già molte conquiste raggiunte e il solo capace ad arginare il pericolo, sempre imminente, che si annida pernicioso nei comportamenti di alcuni operatori, protesi al raggiungimento di scopi speculativi o comunque affaristici in spregio ai principi dell’etica ambientale e della buona, onesta politica che si fa carico di tutelarlo.

Luca Matteo Rapallino


Data: 23/06/2012