02/12/2016, 10:00 L’intervista
Gianfranco Avella, ideatore del Forum nonché presidente del Comitato scientifico: mente vulcanica e volto ben noto in Valtellina, essendo stato per anni procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Sondrio. Dottor Avella, qual è l’intento del convegno di Bormio? Il Forum è anzitutto un osservatorio giuridico. Il suo scopo è fare il punto sulle ultime acquisizioni della giurisprudenza e della dottrina in materia di diritto della neve. E lo fa riunendo ogni due anni i massimi giuristi europei specializzati in questo campo. Si tratta insomma di aggiornarsi – e di aggiornare il pubblico – sulle ultime novità emerse nei vari paesi della Ue riguardo al diritto degli sport invernali. Quest’anno parleremo fra le altre cose della responsabilità sciatoria, del problema dei sinistri, della circolazione delle motoslitte, della sicurezza, dell’elisoccorso, del doping (che è un tema di scottante attualità), eccetera. Ma oltre ad assolvere una funzione di studio, il Forum ha un obiettivo più ambizioso. Quale? Noi abbiamo un pallino fisso. La nostra idea è che servano all’interno dell’Unione europea norme quanto più possibile condivise, perché l’attuale eterogeneità delle leggi ostacola gli spostamenti degli sciatori da una località all’altra con conseguenze importanti per la sicurezza e per il turismo. Non è una questione dottrinaria o accademica. È un problema concreto che incide sulle dinamiche dell’intera industria turistica e per questo dovrebbe richiamare l’attenzione di tutti. Come si rimedia a questa molteplicità legislativa? Mettendosi d’accordo. Sulle tematiche che ho citato prima, ogni nazione ha il suo punto di vista: la Svizzera ha le sue leggi, la Francia ha le sue, e così l’Italia, che peraltro ha leggi regionali che creano ulteriori differenze tra una località e l’altra. Noi riteniamo che la base a cui dovrebbero rimandare gli ordinamenti di tutti i Paesi in cui si praticano gli sport invernali sia il decalogo della FIS (la Federazione Internazionale di Sci), in seguito trasformato in dodecalogo. La speranza è che l’Unione Europea recepisca e, se opportuno, sviluppi ulteriormente quelle regole mediante direttive e regolamenti che uniformino la materia. Il motto del Forum che abbiamo introdotto anche nel logo deriva da questa impostazione: “Dai Diritti della Neve al Diritto della Neve.” Il che equivale a dire dalle normative nazionali a un’unica normativa europea, comune a tutti. Il vostro appello ha trovato accoglimento? Da parte degli addetti ai lavori, sì. Siamo ormai all’ottava edizione. Il Forum è nato nel 2005 e ha trovato il consenso delle riviste specializzate: è un convegno di cui si parla molto, ne vengono apprezzati i temi ricorrenti, il messaggio è stato raccolto... Direi che il Forum ha ricadute positive anche in termini di immagine per tutta la Valtellina. Come hanno reagito invece le istituzioni politiche? Il nostro rammarico è questo: confidavamo in una maggiore attenzione da parte delle istituzioni dell’Unione europea. All’inizio sembrava che ci fosse ma poi è caduto tutto nel vuoto. Ed è grave perché a fondamento dei principi dell’Unione Europea c’è la libertà di movimento delle persone, compresi gli sportivi e i turisti, ma questo comporta che si diano regole comuni, altrimenti si creano contraddizioni insanabili. La Ue, tuttavia, non è disattenta soltanto nei nostri confronti, è poco attenta rispetto all’intera questione del diritto della neve. Ed è un errore. Questo è un ambito in cui bisogna intervenire a livello di istituzioni europee e continueremo a ribadirlo. Una parziale sconfitta allora? Nient’affatto. Piuttosto un obiettivo ancora da realizzare. Proprio la sordità dell’Unione europea rende ancora più urgente la necessità del Forum. Non bisogna stancarsi mai di far pressione su Bruxelles. |