Gli alberi, da S.Lucia a S.Gallo
Gli alberi, da S.Lucia a S.Gallo Il succedersi delle stagioni e’ sempre un evento di mirabile bellezza che, all’osservatore attento, indica i mutamenti costantidella natura in tutte le sue forme in un divenire mai uguale. La primavera, della quale salutiamo con gaiezza il recente ingresso, tra le quattro stagioni e’ colei che porta seco, nel suo soffio magico di nuovo inizio, le possenti forze che reggono alla radice la vita di tutti gli esseri della natura. Essa origina dall’equilibrio, dall’armonia tra luce e buio, in una festa di promesse e fertilità ricche di apertura, di possibilità, di colori, di profumi, di creatività e di danza gioiosa, ove la terra e le sue creature si propongono, allietando il nostro sguardo e il nostro animo di grazia e di vitalità fanciullesca.L’importanza di questa stagione e il suo peso simbolico pernoi, esseri umani, e’ evocata dall’arte pittorica e dalla letteratura, cantatanella poesia e richiamata dai testi sacri di ogni religione con tratti disublime, intensa spiritualità.In ognuno di noi essa entra con rinnovato sensoconciliativo, nello stupore di uno stato di quiete, di pacatezza contemplativa, insomma e’ una componente del ciclo naturaleristorativa. Bisogna solo disporsi all’ascolto, all’accoglimento deldispiegarsi di tanta ricchezza offertaci.Con questa predisposizione, il desiderio di aprire la portadi casa e liberare il sentire acuto di fare una bella passeggiata nei nostriboschi e’ grande e, sollecitati dal buon intento, immaginiamoci insieme, lungoil cammino, di visitare una parte dell’ambiente arboreo che adorna sentieri estrade della nostra località, curiosandone l’aspetto, l’utilità estetica enaturale, i servigi che tali piante prodigano all’uomo. Il percorso che ciassegnamo e’ il tratto lungo il Braulio da S.Lucia a S. Gallo.Tra le prime piante ad alto fusto che incontriamo, nonancora fuori dalle case di Bormio e in direzione del Pentagono, sono i pioppicipressini (populus nigra),proiettati verso il cielo, essi richiamano senz’altro il nostro interesse. Alberi dal portamento nobile, così chiamati perl’assomiglianza al cipresso (i rami asviluppo eretto e appressati al tronco), hanno una longevità media di circatrecento anni che solo pochissimi esemplari riescono a raggiungere trattandosidi alberi facilmente attaccabili da insetti e funghi, oltre, per via dellaforma lanceolata, molto esposti al danno del fulmine in caso di temporale. Illegno e’ di modesta qualità e viene sopratutto utilizzato nell’industria dellacarta, dei fiammiferi, del truciolato in genere o per produrre carbonevegetale.Il suo portamento colonnare e fastigiato, e’ apprezzato persoddisfare scopi ornamentali o, più raramente, frangivento. Il primo impiego lopossiamo proprio ammirare al campo sportivo di Bormio.In erboristeria, di questa bella pianta, viene utilizzatala corteccia dei soli rami e le gemme da raccogliersi nei mesi di aprile maggioprima comunque della schiusa. Nelle richiamate parti, risiedono proprietànaturali efficaci, in adeguata preparazione e dosaggio, a porre rimedio aifastidi prodotti dalle emorroidi, dalle bronchiti e per lenire alcunenevralgie.Poco distante dal Pentagono e dai nostri pioppi, nella rivasinistra del Braulio, possiamo notare alcuni ontani (alnus glutinosa) a sentinella dell’allegro gorgogliare delle acqueprimaverili, tra pietre e anfratti ove danno spettacolo i primi arditi, rasentivoli del merlo acquaiolo. Questo albero, il cui nome sembra abbia origineceltica "al lan", al taglio del tronco assume una colorazione rossomattone, particolarità che nelle antiche credenze popolari, si pensava fosse ilsangue dello spirito del male.Un’altra curiosita’ che soddifai in gioventù, fu discoprire che nei pollai, come nelle stalle, venivano disposti al soffitto deirami di ontano per attrarre gli insetti che infastidivano gli animali.Le infruttescenze coneiformi sono lamellate, leggere.Vengono molto usate per addobbare ed arricchire ghirlande natalizie prestandosiassai bene ad essere introdotte anche in nastri di abbellimento in genere.L’albero di ontano, difficilmente viene attaccato dainsetti nocivi, salvo in taluni casi, dalle afidi in stagione primaverile e daalcune malattie fungine.In opera e’ legno poco stimato ed e’ utilizzato, a volte,per palifittare manufatti abitativi o commerciali poggianti sull’acqua; infattiquesto tipo di legno e’ quasi immune alla marcescenza se in posa appunto a contattodell’acqua. A secco, ha un veloce processo deteriorativo.Non molto distante da questo piccolo filare di ontani,lungo il nostro cammino incontriamo un giovane sorbo (sorbus aucuparia) o anche chiamato "sorbo degliuccellatori". Produce una notevole quantità di bacche che, a maturazione,assumono un colore rosso aranciato; esse sono molto apprezzate dagli uccelli manon solo, sono anche commestibili pernoi quando, opportunamente messe ad avvizzire, assunto un colore bruno, possonoessere ingerite assaporandone il gusto asprigno. Per dare ancora un’ideadell’impiego che si può avere del frutto di sorbo in cucina, dirò che esso e’adatto a comporre marmellate o previa fermentazione, anche bevande alcoliche.Questi prodotti, hanno qualità generalmente astringenti.Per uso esterno, ancora, i frutti di sorbo possono essereottimi componenti per la preparazione di tonificanti per pelli invecchiate,detergenti per il viso, lenitive per le parti del corpo irritate ecc. Le fogliee la corteccia si offrono con tanta prodigalità, ad alcune occasioni di impiegoquali per esempio, debitamente preparate, nel settore della concia delle pelli.Le malattie più comuni, che possono essere anche letalialla pianta, sono soprattutto i funghi che producono seccume dei rami oaddirittura della pianta tutta.Procedendo più avanti, tra pendii scoscesi chefiancheggiano la strada, non possiamo non soffermaci ad ammirare macchieboscate di qualche pino cembro (pinuscembra) chiamato anche da molti cirmolo. E’ un sempre verde aghifoglie (laparticolarità che lo contraddistingue maggiormente dagli altri pini sta nelfatto che gli aghi sono fra loro riuniti a fasce di cinque in cinque, non didue in due). Da noi, e’ l’albero che occupa molte zone alte della nostracornice montuosa (pendici del Redasco, Rinalpi, San Colombano, Plator, Scale,Reit, Confinale, Vallecetta, Monteur, Outleur, Boero, Mala ecc.) e raggiungeuna crescita medio massima di circa 20/22 metri; e’ in grado di vivere nellecondizioni più difficili sia climatologiche che di ambiente in generale.E’ soggetto a malattie portate dalla processionaria ma lapiù grave proviene da un fungo che indebolisce la pianta fino al disseccamentodefinitivo. Da alcuni anni, nella nostra zona, si da qualche caso di ips acuminatus che causa gravissimidanni ed e’ in espansione sopratutto a danno di un’altra pinacea molto comuneda noi che e’ il pino silvestre (pinussilvestri).Il cembro, e’ apprezzatissimo in opera per pannelli eintarsi. Con le sue grosse pigne, peraltro molto ricercate dagli uccelli delbosco e dagli scoiattoli, si aromatizzano alcune grappe. Dai rami sottili edagli aghi, si può estrarre un olio di grandi proprietà germicide edisinfettanti.Ancora, osservando intorno, abbarbicate tra i levigatimassi disposti dall’uomo a difesa delleirrompenti acque, a reggere i detriti sabbiosi e franosi della sponda delfiume, quasi a rendere più fresco e ameno l’ambiente troviamo alcune giovanibetulle (betula pendula nome cheallude alle caratteristiche dei giovani rami); il loro leggiadro aspetto, lefoglie appena sfiorate dal vento che tremano leggere e i tronchi bianchi chebrillano al sole fanno di questa bella pianta una idilliaca sognante immagine,dalla corteccia si estrae un olio per impiego medicinale con proprietàterapeutiche, in generale, drenanti, antisettiche, diuretiche e, in parte,antinfiammatorie. Il legno, invece, e’ ricercato per l’industria del mobile,degli sci e anche dei giocattoli. E’ un albero mitizzato in diverse culturadalla celtica alla mediterranea; in tutte, rappresenta il cosmo e la luce.Guardandola, soprattutto nel nostro contesto, possiamo dire che in essa, abuona ragione, risiedono queste peculiarità.Il cammino immaginario che stiamo insieme compiendo, nonpuò prescindere dal bosco di abeti rossi e larici che rivestono la spondadestra del Braulio. Ora in formazione fra loro, ora consociati, sono i veriprotagonisti dell’ambiente alpino.L’abete rosso (piceaabies) la cui acme sembra voler graffiare il cielo nelle giornate di vento, prende nome dal colore della corteccia; aghifoglie,produce dei coni allungati penduli che, maturi, rilasciano, meglio liberano,semi alati. L’utilizzo di questa piantanella tradizione Natalizia, in realtà, e’ stato mutuato da una ben piùantica usanza che lo vedeva addobbato per salutare il solstizio d’inverno. Neidintorni di Bormio purtroppo alcuni abeti rossi sono stati attaccati dal chrysomyxa rhododendri che pur noncausando alla pianta danni permanenti e’ comunque un segno importante chedenuncia condizioni generali non favorevoli.Il larice (larixdecidua) e’ una conifera, invece, a foglie aghiforme caduche. Anch’esso,come l’abete ha pigne, ma piccole e ovoidi, che contengono e liberano amaturazione piccoli semi alati.Entrambi sono apprezzati legni d’opera e non stentiamo,nelle nostre case, a trovarne una traccia consistente; ora in un mobile, in unpannello, nella ringhiera del balcone ecc.Salutati anche gli abeti e i larici, poiche’ il tempo chesi trascorre piacevolmente con gli "amici" e in un ambiente serenocorre sempre veloce, e’ ora di voltare il passo verso casa, ripercorrendoinsieme il senso di questa visita tra gli alberi appuntandoci alcuniinsegnamenti.In via del tutto generale, spero che queste brevi note adescrizione dei più comuni esemplari arborei che abitano la nostra zona,possano sufficientemente avervi indotto a cogliere l’importanza dell’albero in quanto tale,protagonista di rilevanti funzioni a tutela della biodiversità, dell’influenzaesercitata sul clima, della protezione ai processi erosivi del terreno prodottidalle idrometeore.Alle considerazioni che seguono, si affida il tentativo dicondurre ad intendere l’essenzialità della vita vegetale e della natura nel suocomplesso per il benessere e lo sviluppo del consorzio umano, frequentementedisconosciute nell’intersecarsi delle ragioni portate dagli interessiindividuali e collettivi in contrapposizione al delicato equilibrio ambientalein cui essi si realizzano. Tutto ciò sarà un breve spunto, una estrema sintesipedagogica, filosofica, sociale o come meglio la riterrete, che mira ad alcunitemi dai quali muovere una prima rivoluzione verso un nuovo sentire culturale,un saggio modo di porsi per proporzionare il nostro operare.Peraltro, evolvendo nel pensiero, non mancheremo di averedelle sorprese in ordine alla lettura di alcuni accadimenti. Scopriremo, peresempio, che taluni fattori che consideriamo negativi o comunque contrari allavita, quali per esempio le malattie che attaccano le piante, gli elementidegenerativi prodotti dal tempo o dagli eventi atmosferici, tutti dipendenti dai codici naturali, li apprezzeremo qualimanifestazioni di rigenerazione, quali fattori promotori di vita, perché lavita, per realizzarsi integralmente esige l’elemento dell’estremo opposto.Comunque a parte questo inciso, andando avanti nel nostroragionare, una prima annotazione preliminare, potrebbe muoversi da un anticoenunciato latino: "do ut des" (dare e avere) che può tradursi in unprincipio di reciprocità.L’uomo vive dell’energia che riceve. Nello stesso tempo, inpendenza della sua vita, l’uomo contribuisce all’esistenza di ciò che, a suavolta, non può prescindere dalla sua stessa esistenza cioè dalla natura; allanatura, quindi, restituirà un valorepari alle qualità che riuscirà a sviluppare in se stesso. Quando si prendecoscienza della reciprocità, appunto, in una stretta interazione uomo/natura,nell’essere umano allora, nasce la consapevolezza che matura via via a senso diresponsabilità verso se stesso e verso la vita dell’universo.In sostanza, reciprocità vuol dire ricevere (e dalla naturatanto ci viene dato come sopra abbiamo visto) ma anche restituire qualcosa dibuono.Vivere uno stato comportamentale illuminato dalriconoscimento della reciprocità, pone ilsuperamento dei pregiudizi antropocentrici che ancora resistono nelnostro pensiero, retaggio di un lungo cammino storico, e ci induce adabbracciare convintamente l’esigenza di accelerare il declino di un’idea nellaquale, miglioramento, evoluzione, accrescimento, progresso ecc. debbanonecessariamente perseguirsi interpretando l’uomo quale centro delle specieviventi, il punto di arrivo finale.La natura, mirabile congegno, va protetta da questamisconoscenza che reca in se i germi della nostra stessa alienazione .Dobbiamo operare convintamente per una ricostruzioneculturale che ci conduca a un cambiamento di direzione orientata al rispettodella vita, a riconoscere nelle piante quello stesso miracolo biologico e quella stessa componente vegetale che e’propria della nostra natura.Premesso quanto precede, che in questa riflessione assumeil fondamento, il punto di inizio di ogni altra osservazione, vediamo ora difare un ulteriore passo in avanti per meglio definire l’invito accorato, racchiusonella breve descrizione di alcune testimonianze arboree qui riportate, diapprofondire la conoscenza del mondo intorno.Tale conoscenza, innanzi tutto, aiuterà ciascuno asradicare la nefasta ma comune considerazione che si estrinseca nel rappresentarci, come già detto, unita’ assestanti, così darendere le nostre stesse occasionirelazionali, di incontro, di confronto, non come entità ontologiche macome espressioni manifeste di volontà individuale. Questo stato educativo, alleconseguenze negative che infligge al rapporto tra noi simili, ci distogliealtresì inevitabilmente dalle realtàbiologiche vegetali intorno a noi privandoci di godere i benefici di una vitasegnata da valori etico/morali, da comportamenti rispettosi e consapevoli,dall’amore non solo dichiarato della propria terra, della propria comunità.Con questo approccio potremmo tendere ad una maggiorecomprensione del mondo per scoprirne tanti altri diversi racchiusi nell’uno. E’un viaggio straordinario che non da ultimo disvela, rientrando ad argomentaresull’albero, quanto esso in generale, tanto per la parte aerea che per quellasotterranea, sia stato importante simbolo e ispirazione in molte culture anchemitologiche, dalle latine alle celtiche, dalle greche alle germaniche, senzatener conto di quelle asiatiche,Perché l’albero e’fascino, magia, gioia per la vista grazie alla proteiforme immagine, luogo disilenzi e canti in una ricerca o in una riflessione elevata di valore etico,pregno di significato, ambiente di vita(biodiversità) e di lotta (dalla vegetazione epifitica ad altre formedegenerative quali malattie), punto di diversità.Quanto e’ grande dunque questo insegnamento, impartitosoltanto dalla presenza dell’albero, dalla nostra capacita’ di osservarlo,dalla nostra conoscenza che sola può consegnarci la chiave per accedereall’accoglimento, alla interpretazione dei termini da porsi a confronto tra noie la natura.Nell’immaginario svolgersi quieto del lento procedere versola nostra dimora bormina, il cadenzato passo e il ritmico respiro cheaccompagna il movimento, sprona il pensiero a indagare anche sul senso interiore dell’ordine che alberga inciascuno di noi perché e’ opera della stessa natura, manifesto in quegli stessialberi che sin qui hanno raccontato loro stessi.Da questo ordine, che fino al presente momento ci haattratto, noi ne traiamo la nostra sicurezza.Qui, al riguardo, siamo portati a fare un’altraconsiderazione che in qualche modo, almeno filosoficamente la possiamorapportare al conecetto di ordine: i tentativi dell’uomo nel rincorrere ildesiderio di catalogare, racchiudere in formule e categorie o separare secondologiche razionali, processi intellettivi rispondeti a necessita’ organizzative.In questa attività rientra la produzione di regole relativealle tematiche normative e, per quello che interessa a noi, quelle afferentialla natura, all’ambiente, al governo del medesimo e via dicendo, sulle quali,qualora questa iniziativa abbia un seguito, ritorneremo specificatamente inaltra occasione.Va in questo ambito comunque ricordato che fortunatamente,negli ultimi decenni, le produzioni normativeinternazionali e nazionali, si sono occupate a emanare regolamenti impegnativiche riconoscono il diritto fondamentale dell’individuo a pretendere larigorosa salvaguardia dell’ambiente. Inparticolare qui vorrei ricordare la Conferenza dell’ONU sull’ambiente umanosvoltasi a Stoccolma nel 1972 dove venne declarata solennemente la presa dicoscienza ufficiale dei problemi ambientali. Fu forse, a mio ricordo, la primaimportante presa di posizione a livello internazionale a favore appuntodell’ambiente e del rapporto tra esso e l’uomo, sancendo, quale dirittoinalienabile in capo ad ogni cittadino, di vedersi garantita la ".... Protezione e il miglioramentodell’ambiente per le generazioni presenti e future"In argomento, non possiamo mancare di richiamaremeritatamente l’art. 9 della Costituzione Italiana che detta un principiogenerale di notevole rilevanza di indirizzo, sul quale, al momento, non cisoffermiamo.Ancora vale la pena accennare all’attività espletata dalleregioni e, per quel che qui riguarda, la Regione Lombardia.Nel decennio tra gli anni 70/80, l’esperienza RegionaleLombarda non ha poggiato esplicitamente sulla tutela della natura in sensoproprio, rivolgendo ogni iniziativa soprattutto alla individuazioni di partidel suo territorio aventi un certo interesse ambientale la cui tutela venivagarantita dalla istituzione di parchi regionali appunto e dagli strumentirelativi alla loro gestione. Questo processo normativo, e’ stato caratterizzatoda fasi alterne, ora di accelerazione innovativa ora statico - conservativo.Nel ventennio successivo, l’attività normativa, si evolve verso un PianoPaesistico Regionale, processo dai connotati molto interessanti per lepolitiche e gli strumenti messi in atto, tra loro differenziati per unamaggiore congruità in risposta ai diversi aspetti di valorizzazione delterritorio, naturali e antropici. Rimane pero’ da rilevare la precaria esplicitazionedelle competenze di controllo relative agli strumenti introdotti. Solo a veloceesempio, le linee guida e le modalità per la pianificazione comunale cheprevedono la redazione della carta del paesaggio e della carta dellesensibilità paesaggistica nel PGT, spesso sono disattese nella pratica e non vie’ chiarezza circa il soggetto al quale e’ attribuita la verifica, la presenzae la qualità dei contenuti paesaggistici del ridetto PGT.A tutt’oggi, ilcomplesso normativo manca ancora di una adeguata organicità disperdendositalvolta in eccessi di dettaglio, talaltra in principi vaghi di difficileapplicabilità operativa, scontando cosìun certo livello di incertezza. Molte leggi, a mio vedere, agevolano unacrescita esponenziale di enti, commissioni, gruppi di lavoro e di studioabnormi soprattutto qui, in materia ditutela del patrimonio. In un momento dove le risorse degli Enti pubblici minorisono abbastanza scarse o le poche vengono mal allocate, la eccessivaburocratizzazione, gli infiniti passaggi di competenze, gli innumerevolibenestari, sono veicolo di influenza negativa alle modalità d’azione e attivitàche producono contributi virtuosi per la tutela del territorio e ilmiglioramento della qualità di vita delle comunità locali.In conclusione, per quanto sia rilevante che la comunitàinternazionale e i paesi che la compongono nonché le amministrazioni localiprocedano nel sentire il peso e l’importanza in generale del benessere delmondo in cui viviamo, ciò ancora nonbasta.Un impegno maggiore va dispensato e, perché no, partendoproprio da ciascuno di noi e dal nostro bellissimo paesaggio, dai nostrialberi, avanzando senza eccessi ma con equilibrio, dimostrando e dimostrandociche pur apprezzando la società moderna,rigettiamo il principio per il quale lo sviluppo, l’incremento delleattività e ancor altro, sprechino lerisorse finite dell’ambiente, muovendo invece a sopperirle, per la partepossibile, da una migliore applicazionedelle tecnologie, da un più efficienteregolamento negli scambi commerciali e dei trasporti, da una piùresponsabile pianificazione urbanistica,da una attenzione allo sviluppo turistico ecc., rifiutando quindi iriferimenti artificiali, virtuali, affaristici, di tecnica giuridica cheabbiamo tutti ben modo di apprendere daimezzi di informazione che propongono casi di malcostume tutti i giorni.Molte cose sarebbero ancora da riflettere, molte ancorasarebbero da indagare e da dissertare mala soglia di casa e’ li’ e la passeggiata immaginaria e’ finita. Domani mattinachissà se, riportate alla memoria lenostre sensazioni, così appagati dalbello che instancabilmente il nostro habitat ci svela, sentiremo più leggeri i nostri impegniquotidiani nella percezione concreta diessere parte di questo grande miracolo per il quale siamo disposti e più fortialla sua difesa.
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