GROSOTTO: Torchio Vinario a Leva del ?700
Premessa Il Torchio Vinario a Leva di Grosotto è stato attivo dal 1700 fino agli anni ’70. Un’economia contadina essenziale per anni ha caratterizzato la vita dei paesi montani di Valtellina. In questo contesto basato sul ricorso praticamente esclusivo alle risorse interne del nucleo familiare, vengono identificati dei momenti che vedevano il contadino e la sua famiglia impegnati a cooperare in importanti momenti di socializzazione che consentivano scambi di idee ed opinioni mentre si eseguivano le istruzioni del gestore del lavoro.Egli, grazie alla specializzazione acquisita negli anni, era l’arbitro supremo di tutto il processo produttivo e veniva trattato con deferente rispetto.Poiché i tempi di lavorazione spesso abbracciavano l’intera giornata e presentavano diversi tempi morti, era tradizione consumare spuntini a base di formaggi e insaccati offerti dal contadino di turno.
Caratteristiche La struttura del torchio risulta composta da:- una leva costituita da un tronco di castagno lungo 10 m e di 1.5 m di diametro;- una vite senza fine in ciliegio alta 6 m e di 40 cm di diametro;- un masso di granito dal peso di 30 quintali;- una pesante tavola di legno;- diversi spessori in legno robusto;- numerose travi di legno robusto;- un piano di lavoro con scanalature;- un tino. Sono inoltre da elencare gli attrezzi utilizzati per la vinificazione:- una scure larga e piatta;- contenitori in legno da portare sulle spalle (‘brenta’);- secchi in legno;- uno strumento a cinque rebbi dotato di manico (‘cinquina’);- uno strumento simile al precedente ma con manico più lungo;- un tridente (‘raspin’);- un martello e dei cunei in legno.
Funzionamento Manovrando la vite senza fine si poneva la parte più pesante del tronco ad un altezza che rendesse agibile il piano di lavoro sistemandovi sopra le vinacce, al di sopra delle quali si metteva la tavola e gli spessori di legno. Si azionava di nuovo la vite sino a raggiungere la compressione parziale del complesso vinacce-tavola-spessori. Già in questa fase era possibile vedere il vino che, grazie alle scanalature del piano di lavoro, confluiva nel tino posto alla fine di un leggero piano inclinato. Nel legno terminale era infisso un gancio di ferro che sosteneva un grande secchio. Si infilavano poi nelle scanalature del castello (sopra la parte grossa del tronco) delle travi in legno, costituendo così un blocco che impedisse al tronco di risalire verso l’alto. Si avviava di nuovo la vite abbassando la parte leggera del tronco e comprimendo così le vinacce. Si estraeva dopo una pausa più o meno lunga il vino dolce, ed in seguito veniva ripetuta una seconda spremitura dalla quale si otteneva il vino. Le vinacce già spremute non venivano certo gettate: si vendevano ai fabbricanti di grappa.
Info Il Torchio Vinario di Grosotto è visitabile su prenotazione dal lunedì al sabato. Tel. (+39) 0342 848.595
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