26/06/2012, 16:19 Il punto di vista della scrittrice Moraschinelli
Che imponente la sala di “La Torre” a Poschiavo , domenica, 22 u.s. per la presenza degli addetti ai lavori per ricordare il 500° dei rapporti fra Grigioni e Valtellina, organizzato dalla Società Storica. Tante persone provenienti sia da una parte che dall’altra della frontiera italo-svizzera. Bello da constatare che pareva un popolo unico nell’aspetto, nei modi e di pari tono anche gli oratori che hanno messo in risalto ognuno il pro e il contro di quel nostro passato, ma senza gettare colpe sia da una parte che dall’altra. D’altronde è una storia vecchia che hanno fatto bene far riaffiorare ai nostri giorni anche perché, sia da una parte che dall’altra, non c’è grande conoscenza nella gente comune e anche in questa occasione, dubitiamo che l’eco di questi interventi si estenda in ampio raggio, ma qualche cosa rimarrà. Non è mia intenzione entrare nel merito del convegno, visto che per questo ci sono gli addetti e sicuramente più preparati di me, ma mi piace sottolineare un pensiero che mi è affiorato alla mente sentendo gli oratori e osservando quella gente che pareva di un’unica nazione. Riandando a quei tempi lotte e interventi sono stati fatti coinvolgendo diverse nazioni con l’intento di allargare i confini dei Grigioni verso la Valtellina , ma sono stati vani gli sforzi. Deposte le armi e rinunciato agli sforzi di allargare le frontiere , la storia nel tempo, senza guerre, senza interventi, senza sforzi bellici o diplomatiche ha lavorato in se stessa da produrre una tacita invasione di valtellinesi verso i Grigioni e non solo, ma in tutta la Svizzera, attraverso l’emigrazione. Se si dovesse fare un censimento dei valtellinesi e Valchiavennaschi (s’intende) pur lasciando da parte i frontalieri, che sono entrati, pacificamente in Svizzera e che li sono rimati, mettendo su famiglia e ora vivono da almeno quattro o cinque generazioni con loro discendenza! Tanti con la nazionalità acquisita, ma comunque sempre di discendenza valtellinese. Lo esperimentiamo nelle nostre fmiglie di paesi di montagna. Almeno metà della famiglia è emigrata in Svizzera e la è rimasta compresi i morti (per cause naturali) seppelliti sul posto. Quindi ecco che la storia va da sé e gli spostamenti non avvengono con le armi, ma automaticamente a secondo delle necessità e delle strade che la gente trova aperte per impostare la propria vita e quella della propria famiglia. In questo nostro caso, uno spostamento felice se avvenuto senza guerre o forzature. Felice se i più sono rimasti anche dopo l’obbligo del lavoro e considerato che oggi, come ha osservato anche l’oratore politico svizzero, al Convegno, le frontiera Valtellina – Grigioni, sono solo una proforma, quasi inutili. Forse ho già avuto occasione di dirlo, ma lo ripeto volentieri; il primo contatto avuto sul lavoro a Berna negli anni 56, chiestomi la provenienza, alla mia risposta – dalla Valtellina – mi sono sentita dire: “Ah, ma voi siete dei nostri”. Quindi i Grigioni non hanno acquisito la Valtellina, ma i valtellinesi, se pur pacificamente , hanno conquistato i Grigioni e parte della Svizzera stessa e viviamo in buona armonia comune. |
luisa moraschinelli
Autore dal 27/10/2021
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