L Arca del Gusto pronta a far salire nuovi prodotti

Sull’Arca del Gusto finora sono saliti 3439 prodotti: prodotti che appartengono alla cultura, alla storia e alle tradizioni di tutto il pianeta.

Carlo Petrini, presidente di Slow Food, e Antonio Carloni, direttore esecutivo di Cortona On The Move, lo presenteranno il 16 luglio (Teatro Signorelli, ore 17.00) nell’ambito delle giornate inaugurali del festival internazionale di fotografia.

Un progetto che è una vera e propria call to action: utilizzando l’hashtag #Arkoftaste gli utenti potranno condividere sui social media le immagini dei prodotti segnalandone l’esistenza, denunciando il rischio che possano scomparire e invitando tutti a impegnarsi per salvaguardarli.

L’obiettivo? Creare un archivio fotografico collaborativo che raccolga i prodotti gastronomici candidati a salire sull’Arca del Gusto di Slow Food, il progetto che ha permesso di descrivere e catalogare finora oltre 3400 prodotti da 138 paesi del mondo.

Quindi la fotografia diventa un vero e proprio strumento conoscitivo e di diffusione del patrimonio enogastronomico: i prodotti saranno fotografati, archiviati, descritti, geotaggati e successivamente consultabili sul sito della Fondazione Slow Food per la Biodiversità. 

 


Data: 12/07/2016
 
12/07/2016, 15:05
I prodotti delle nostre montagne

I “prodotti” e le specie della montagna di Valtellina, Valcamonica, Valposchiavo, Val Bregaglia, Val Monastero saliti sull’Arca:

La CAPRA FRISA VALTELLINESE: conosciuta come razza Frontalasca (dal nome di Frontale in Val di Rezzalo, località della Valtellina, di cui è considerata originaria).

IL MATUSC VALTELLINESE: era il formaggio povero (latte magro scremato) del contadino che lo teneva per se e vendeva il bitto al mercato: il tipico formaggio valtellinese a pasta molle, ottenuto dalla lavorazione di latte vaccino, parzialmente scremato, in modo tale che, per ogni singola forma (che non supera i 2,5 kg), si possa ricavare anche quel mezzo chilo di burro che, venduto, contribuiva, in passato, a sostenere i magri bilanci familiari.

Il CUZ della VALCAMONICA: più che un piatto a base di carni ovine, è una modalità tradizionale di conservazione della carne legata alle valli di Corteno Golgi, in alta val Camonica.

FURMAGIN DA CION DELLA VALPOSCHIAVO: nel dialetto locale il cion è il maiale e il furmagin indica una torta di carne. Un nome curioso quello di furmagin, usato forse dai locali perché questo pasticcio di carne di maiale era un tempo preparato nelle pentole o nelle pirofile da dolce, assumendo una forma rotonda di grandi dimensioni, simile a una formaggetta.

SLINZEGA DI CERVO
della VALPOSCHIAVO: La slinzega di cervo esteticamente si presenta come la bresaola ma viene preparata in pezzature più piccole e ha un sapore più deciso.

La salagione della carne di cervo prevede l’utilizzo di molte spezie come chiodi di garofano, cannella, pepe, aglio, alloro ed esternamente è priva del budello esterno per cui si mangia per intero.

PANE DI SEGALE
DELLA VAL MONASTERO: in questa regione il pane quotidiano è rimasto per secoli quello di segale come nelle altre valli, ma in una variante più leggera, contenente farina di frumento, dalla crosta relativamente morbida, farinosa e dalla mollica marrone scuro, nota come il paun sejel (sejel significa "segale" in romancio).

MASCARPLIN O MASCARPEL DELLA VAL BREGAGLIA: Si chiama mascarplin in alta Val Bregaglia (ovvero Sopraporta come si dice localmente) e mascarpel in bassa valle (Sottoporta). Si lavora solo con il latte delle capre allevate sui maggesi oppure in alpeggio.

cristina culanti


Autore dal
27/10/2021