La fiera di Pentecoste nei ricordi di Luisa Moraschinelli
La fiera di Pentecoste che si tiene a Tirano, nella ricorrenza della discesa dello Spirito Santo, nei miei ricordi, anni 40, pur essendo nello stesso luogo e giorno, aveva tutta una coreografia esterna che oggi si è persa. L’animazione, a vasto raggio era preceduta già dalla settimana prima, e perdurava per parte della settimana dopo. L’Aprica si animava per il passaggio di chi era diretto alla fiera: per primo, e in anticipo, erano le carovane degli zingari. Questi sostavano per giorni con improvvisati giuochi di prestigio, in loco, per elemosinare e, inconsciamente, tenevano in apprensione le nostre mamme, per la cattiva nomina che avevano le zingare di rapire i bambini, quando loro stesse dimostravano di averne più che in abbondanza dei propri. Più prossimo alla festa, lo stradone era intasato non da macchine, ma di mucche, che conducevano, a piedi, alla fiera per vendere. C’erano poi i vicini, di Corteno che, facendo un poco di invidia, transitando comodamente sui loro carretti a due ruote, trascinati da un asinello, a differenza di noi, dell’Aprica, costretti a fare quella strada a piedi. Il giorno della festa erano i gruppi di devoti che andavano alla – Madonna -, ma c’erano anche i fidanzati o comunque i giovani che approfittavano di quella occasione per vedere le novità della fiera e magari farci qualche giro sulla giostra. Alla fine il via-vai procedeva all’inverso: gli zingari con le loro carovane rifacevano il Passo d’Aprica; le mucche invendute o acquistate, ritornavano nelle loro stalle, dopo avere risalito lo stradone; i carretti a due ruote del vicino paese, per solito carichi di gioventu’, animavano il percorso con allegri canti e fino a tarda ora. Oggi tutto questo è scomparso, perlomeno alle nostre latitudini. Rimane comunque la fiera con il suo significato e animazione in altre direzioni. Luisa Moraschinelli/Pentecoste 2010
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