La leggenda del Tanan?i di VILLA DI TIRANO
TANANAI non è un termine da poco Cosi lo creduto fino a questi giorni ricordando che la mamma usava (ai tempi) quel termine, dicendo:”Ta se an tananai” rivolgendosi a uno o l’altro dei vivaci fratelli piccoli. Veramente non avevo mai capito se, tale termine, aveva sentore di rimprovero o di elogio ma uno di questi giorni, una donna che di frequente incontro sulla corriera da Villa di Tirano a Aprica o viceversa e che scende nelle vicinanze di Santa Cristina (che sarebbe la terra del Tananai), mi mette in mano un foglio scritto con una primitiva macchina da scrivere, ed ecco la storia del Tananài che io “vendo” come me l’hanno data. Dobbiamo fare un lungo passo indietro, per arrivare al 1520/30 tempo in cui (citata anche dal Manzoni, c’è in corso una pestilenza, arrivata fino da noi. In quel tempo la gente di Villa e dintorni, essendo ancora il piano paludoso, vive sui pendii della montagna e precisamente, secondo la storia che raccontiamo, si parla di Santa Cristina, (zona dove la nostra informatrice conserva ancora la casa di vacanza, se pur con residenza a Villa di Tirano). Per riferirsi alla storia, in quella località e precisamente a Borserio, in un seminterrato o grotta, tre donne di quel tempo trovano rifugio sperando di combattere la temuta peste. Le intraprendenti donne ogni giorno, con tutta la prudenza possibile, posano su un muretto all’esterno del rifugio tre pani che tengono controllati. Per lungo tempo, li trovano sempre con la muffa, segno, secondo loro, che l’aria continua a essere infetta. Ma finalmente, con grande sollievo, un bel giorno il pane è senza muffa, segno che l’aria è ritornata sana e quindi possono uscire dal loro rifugio. A quel punto, la loro gioia si trasforma in terrore, constatando che non c’era più nessuno, vivo, nella frazione. A quel punto si avviano in direzione St. Antonio Morignone, sperando di trovare qualcuno vivo. Dopo tanto camminare, con grande sollievo, le donne incontrano un unico uomo che anche lui, sopravissuto alla peste, si aggira sperduto, unica persona viva anche in quella zona. Che fare? La natura fornisce pure il modo per ripopolare la zona e le intraprendenti donne convincono l’uomo a collaborare, seguendole. A quel punto le ingegnose tre donne, nell’intento di conservare le forze dell’uomo destinato (da loro) alla riproduzione della zona, a turno lo portano nel “campasch” (ampia gerla che serve per trasportare il fieno). Tananài, supponiamo sia il nome dell’uomo? (o dato in seguito per motivi vari?). Sta di fatto che fino ai nostri giorni si è costituita una congregazione a St. Cristina, dove sono riuniti i discendenti. La fondazione cui fa capo solo il primogenito di ogni famiglia della discendenza anche se, con il tempo la Famiglia Tananai si è estesa sotto altri cognomi, Borseri, Poletti, Bassi, Fiorina, Tognela, Bignotti e altre. Da quanto leggiamo dalla nota ricevuta, l’Associazione “TANANAI” a Santa Cristina è molto attiva. Si occupa dei vivi e dei morti, con grande impegno. A questo punto anche noi riteniamo questo termine , non più una storiella da poco, ma una delle tante Associazione d’antica data, con uno sfondo storico dei nostri paesi, di tutto rispetto e ringrazio la Signora Alda che me l’ha fatta conoscere e, come si usa dire: “Come lo comperata" (se pur senza soldi), così la vendo).
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