"LA MORTE DELLA GUIDA ? la morte del turismo"
(Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Anna Raschillà, membro del Consiglio direttivo di GUIDE DI VALTELLINA) Le guide turistiche abilitate, aderenti alle più importanti associazioni di categoria, esprimono il proprio dissenso contro lo "Schema di Decreto Legislativo recante il Codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del turismo", indicendo una serie di manifestazioni nelle principali città d’arte italiane, a partire dal 9 dicembre. In quella data si terrà a Firenze, in concomitanza con l’evento Euromeeting 2010 sulle Politiche Regionali per un Turismo Europeo Sostenibile e Competitivo, una giornata di mobilitazione nazionale con un corteo che da Piazza della Repubblica attraverserà il centro storico, terminando con un presidio davanti all’Auditorium di Sant’Apollonia, sede di Euromeeting. Anche le guide lariane saranno in prima linea in questa lotta contro il folle progetto ministeriale, che vuole introdurre la cosiddetta "Guida Nazionale", una sorta di tuttologo che dovrebbe saper spiegare nel dettaglio tutti i musei, palazzi storici, monumenti, basiliche e chiese, siti archeologici, parchi, flora e fauna nonché usi e costumi del Bel Paese. A tutt’oggi, lo ricordiamo, esiste una figura tecnica quale è l’Accompagnatore Turistico, il quale, ad una conoscenza a grandi linee del patrimonio culturale italiano, associa specifiche competenze nel campo dei trasporti e dell’ospitalità turistica. Tale figura professionale è ben distinta da quella della Guida Turistica, operatore squisitamente culturale, specializzatosi (con appositi corsi ed esami) su una porzione necessariamente limitata del territorio nazionale, corrispondente ad una Provincia o ad una Regione. Nel caso delle guide lombarde, abilitate per provincia, già sarebbe improponibile farne delle guide regionali, data la vastità, la complessità e la ricchezza culturale del territorio della Lombardia. Gli articoli che si stanno introducendo nel nuovo Codice del Turismo, attualmente al Senato, di fatto annullerebbero la professione di guida turistica, assimilandola a quella di accompagnatore e creando un inutile doppione; non solo, in nome di una malintesa reciprocità nel riconoscimento dei titoli professionali, si autorizzeranno le guide turistiche straniere a venire in Italia a svolgere il lavoro che fino ad oggi è stato esercitato da guide regionali o provinciali, circa 18.000 professionisti specializzati. Il tutto risponde evidentemente alle pressioni dei grandi tour operator europei, i quali da vari anni cercano di ottenere modifiche legislative, che permettano di far svolgere tutte le visite guidate in Europa ai loro capigruppo di passaggio, sottraendo lavoro e risorse agli operatori locali. Stupisce pertanto che il Ministro del Turismo, Michela Brambilla, anziché tutelare gli interessi dei lavoratori del settore, sia disposto a svendere il nostro territorio alle grandi multinazionali del turismo europee, che sarebbero le uniche a trarne profitto; le quali del resto offrono da tempo pacchetti talmente "all-inclusive" da non suscitare neppure l’acquisto di un caffè o di una cartolina al di fuori dell’hotel, come lamentano molti operatori lariani. Per non parlare dell’utilizzo di "guide" non abilitate e spesso neppure in possesso di un minimo titolo di studio. Stupisce che il Ministro, anziché far propria la lotta contro l’abusivismo di false guide e falsi accompagnatori, appoggi una tendenza all’approssimazione e all’improvvisazione, che va a tutto discapito del turismo e dei suoi fruitori. Stupisce che il Ministro ritenga che una sola persona "guida nazionale" (magari straniera) riuscirebbe ad operare sull’intero territorio italiano con adeguata preparazione, quando è evidente a chiunque possegga un minimo di logica che il livello qualitativo delle visite guidate scenderebbe a uno stadio a dir poco scadente, con conseguente deprezzamento e perdita di attrattiva delle nostre eccellenze di arte, storia e natura. In altre parole, la "morte" della guida turistica sarebbe anche la morte del turismo, con un crollo di presenze che investirebbe tutto l’indotto, mandando in gravissima crisi le economie locali. Stupisce il silenzio assordante di formazioni politiche come la Lega Nord, che faceva del legame col territorio e della valorizzazione delle peculiarità locali la propria bandiera, e che ora non sa o non vuole difendere né i lavoratori italiani né una specificità locale, che è in questo caso un valore assoluto.
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