La Roggia dei Mulini di TOVO SANTAGATA
(Pubblichiamo integralmente la lettera sottoscritta da 17 persone riguardante un intervento deciso sulla Roggia dei Mulini di Tovo Sant’Agata e inoltrata al presidente e agli assessori della Comunità montana di Tirano) Cari Amministratori, siamo dei cittadini che hanno ricevuto dalla Comunità Montana di Tirano una lettera che ci propone, in quanto proprietari di terreni interessati dagli interventi di “regimazione idraulica dei fossi colatori nella piana di Mazzo di Valtellina, Tovo e Lovero la cessione amichevole dei terreni stessi. Noi non siamo certamente contrari alla realizzazione di opere quando le stesse risultano di pubblica utilità, ma nel caso in oggetto, dopo aver esaminato il merito attraverso la documentazione ed esserci confrontati anche con ambientalisti locali che hanno una buona conoscenza del territorio, abbiamo maturato la decisione di sottoporvi alcune considerazioni, che non riguardano tutte le opere oggetto degli interventi, ma in particolare quelli che riguardano la Roggia dei Mulini La Roggia dei Mulini è una costruzione che mescola natura ed antropizzazione e che in passato aveva un ruolo rilevante della vita del fondovalle. I tempi cambiano e la Roggia è diventata un accessorio della vita dei paesi che attraversa: Mazzo, Tovo, Lovero. È ancora bella, ma in qualche punto è poco “naturale” ed è circondata da antropizzazioni. Ci si ricorda ancora che è un canale che smaltisce le acque di versante e che questo lavoro deve essere adeguato anche agli eventi meteorologici estremi, che il cambiamento climatico rende più frequenti. Certo non ci si stupirà che un edificio costruito per ospitare un mulino abbia i piedi all’umido e che nell’arco di 100 anni possa essere interessato da un’alluvione. Ci si dovrebbe invece stupire molto che anche negli ultimissimi anni si sia costruito in zone che ospitano prati con paleoalvei e che sono aree di pertinenza dei corsi d’acqua. La CM ha attivato … “interventi di regimazione idraulica”. Si mette in campo una spesa di 1,5 milioni di euro della Legge Valtellina, la 102 del 1990. All’indomani dell’alluvione del 1987, questa legge spingeva una corposa spesa pubblica in direzione di nuovi principi nella convivenza tra uomo, montagna ed economia, anche in favore della manutenzione della montagna. Sul fatto che la sicurezza idraulica delle contrade attraversate dalla Roggia vada garantita non ci sono dubbi. Sulle forme dell’intervento sembra invece opportuno discutere. Negli elaborati del progetto (Progetto definitivo – A1, relazione tecnica illustrativa, pag. 8) si dice che “Risulta evidente che si ritengono prioritari gli adeguamenti dell’assetto Idrogeologico dell’area rispetto alle Manutenzioni Territoriali anche se presentano un costo specifico, ovvero riportato all’estensione dell’intervento, molto superiore”. Questa evidenza sembra sfuggente, soprattutto se si considera il rapporto tra i costi e i risultati degli altri interventi, a partire dalla manutenzione e gestione. Una sana scaletta delle priorità potrebbe invece essere: . una buona e regolare gestione della vegetazione e dei depositi lungo tutta la Roggia e i suoi tributari. Qualche approfondimento meriterebbe la natura dei depositi di sedimenti fini, presumibilmente limi glaciali che deriverebbero dal contributo dato dalle acque del canale A2A e non certo dai torrenti del reticolo minore che alimenta la Roggia. Anche solo la saggezza paesana suggerisce che la manutenzione delle vallette a monte degli abitati è premessa per il buon funzionamento degli alvei che in caso di grosse portate e fenomeni erosivi non si devono intasare con tronchi e ramaglie; . in ogni caso un’attenta gestione delle portate che alimentano la Roggia potrebbe di molto alleggerire l’importanza dei depositi che sedimentano nei punti di minor pendenza e di minor flusso; . una buona carta da giocare è poi senz’altro quella di alleggerire il carico della Roggia in caso di precipitazioni intense tramite sfioratori che scarichino nei prati esondabili delle fasce B del PAI del fiume Adda [“aree di fondovalle con bassa soggiacenza e possibilità di risalita della falda e/o possibilità di fenomeni alluvionali” nel PGT del Comune di Tovo], azione peraltro previsto nella relazione sul reticolo minore della stessa CM. L’adeguamento al cambiamento climatico dovrebbe prevedere il ritorno alla concezione delle aree di pertinenza dei corsi d’acqua come casse di espansione per le piene; . gli interventi elencati fin qui hanno costi contenuti e la somma disponibile potrebbe reggerli lasciando le somme necessarie per interventi mirati a riparare i danni fatti da cattive realizzazioni fatte negli anni più recenti. I nodi da curare sono ovviamente quelli delle aree urbanizzate e degli attraversamenti critici, con i cambi di pendenza. I valori storici, paesaggistici e naturalistici dell’area della Roggia meritano poi più attenzione, anche negli studi di intervento. Le analisi ambientali del progetto parlano delle preziose aree umide di fondovalle come “aree paludose e malsane” (pag. 20 dello Studio sugli effetti ambientali) delle fasce montane e nivale mentre si trascurano invece le presenze biologiche, dal merlo acquaiolo, ai posatoi degli aironi, alle sponde che sono rifugio per germani reali e gallinelle d’acqua. In sinergia con la messa in sicurezza, gli interventi sulla Roggia devono pensare anche alla qualità ambientale in modo da poter ancora ospitare il toporagno d’acqua e il martin pescatore, preziosissime e rara presenza confermate negli ultimi anni. E chissà mai che non si riesca a rivedere il gambero di fiume. Da tutto questo si può dedurre che sarebbe opportuno, anzi necessario, rivedere il piano di interventi nelle sue forme puntando decisamente sulla manutenzione invece che sull’occupazione di nuovi terreni agricoli, se non in parte limitata. Anche perché, facciamo rilevare, a questi progetti e decisioni conseguenti è stata data ben poca pubblicità, forse proprio per non sollevare una discussione nel merito. In attesa di un cortese riscontro, porgiamo distinti saluti.
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