Di CIPRA
La proposta di direttiva di Bruxelles sulla privatizzazione dell’approvvigionamento idrico suscita scalpore. Una sintesi sui contenuti della proposta di direttiva e sull’Iniziativa dei cittadini europei che intende contrastarla. E perché c’è bisogno di una strategia comune per lo spazio alpino - anche per l’Europa.
In realtà la proposta di direttiva si prefigge di fare chiarezza sull’assegnazione di concessioni sui servizi idrici: se i comuni gestiscono l’approvvigionamento idrico assegnandolo parzialmente o completamente ai privati, gli appalti dovranno essere indetti a livello UE. La miglior offerta vince. Fino ad oggi i comuni possono decidere autonomamente chi e a quali condizioni fornisce l’acqua potabile ai propri cittadini.
Privatizzazione dalla porta di servizio
Questa proposta di direttiva - il Parlamento europeo dovrà esprimersi in merito nella primavera prossima - ha suscitato scalpore. Le associazioni di comuni avvertono che le aziende comunali non sarebbero in grado di competere con le grandi multinazionali. Inoltre ciò renderebbe problematico stabilire prescrizioni su prezzo, qualità e tutela dell’ambiente. Il risultato: acqua cara a scapito della qualità. Così è successo a Grenoble e Klagenfurt, due città che avevano privatizzato l’acqua. Ora i servizi idrici sono tornati in mani pubbliche. La città di Grenoble sostiene addirittura ufficialmente l’iniziativa di cittadini "L’acqua è un diritto umano". Un milione di cittadini europei ha già firmato per chiedere alla Commissione europea che "i servizi idrici siano esclusi da qualsiasi forma di liberalizzazione".
I comuni che dal 2020 realizzano più dell’80% del loro fatturato all’interno del proprio territorio sono esclusi dall’obbligo di gara d’appalto. Tuttavia spesso le municipalizzate, oltre all’acqua potabile, forniscono anche gas ed energia elettrica ai comuni vicini. Poiché di solito l’elettricità supera il 20% del volume d’affari complessivo, l’approvvigionamento di acqua potabile verrebbe a ricadere nell’obbligo di appalto. La privatizzazione viene così fatta passare dalla porta di servizio, questa la critica. Per alcuni a Bruxelles la discussione non è che una tempesta in un bicchiere d’acqua.
Strategia comune per lo spazio alpino
La privatizzazione favorisce la concorrenza. Nello stesso tempo aumentano le esigenze di utilizzo della risorsa acqua. Secondo le previsioni scientifiche, a causa del cambiamento climatico - che comporta diminuzione delle precipitazioni e aumento della siccità estiva a fronte di un sensibile calo delle nevicate d’inverno - la disponibilità d’acqua dalle Alpi subirà una forte contrazione. Ciò provocherà un acuirsi dei conflitti tra approvvigionamento potabile, produzione di energia, turismo e protezione della natura. Attualmente i fiumi alpini forniscono acqua a 170 milioni di persone. La sovranità sull’acqua deve pertanto essere pubblica. È piuttosto necessaria una strategia comune degli Stati alpini e dell’Unione europea per una gestione sostenibile dell’acqua. Nell’autunno 2013 la CIPRA porrà al centro del suo convegno annuale, che si svolgerà in Italia, la questione di chi ha la responsabilità dell’utilizzo sostenibile dell’acqua nello spazio alpino.