LETTERA DI GIOVANNI BORDONI SULL’OSPEDALE MORELLI DI SONDALO
LETTERA DI GIOVANNI BORDONI SULL’OSPEDALE MORELLI DI SONDALO

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Giovanni Bordoni (PDL), in merito alle ultime polemiche scaturite in tema di sanità valtellinese: “Il problema del Morelli è di dimensioni tali da far tremare i polsi delle persone responsabili"

 

L’amaro sapore  del fallimento

 

Rientro dalle vacanze e mi ritrovo accusato dall’ineffabile “assessore alla sanità” della provincia di Sondrio Pradella, di aver affossato lo straordinario Piano per il rilancio dell’ospedale Morelli, da lui messo a punto insieme al suo omologo sondalino Luigi Mescia. Mi viene da pensare che a Pradella siano sfuggiti alcuni particolari e cioè: che ho da tempo concluso la mia esperienza in Regione; che ho potuto contribuire una sola volta ai lavori del tavolo tecnico per verificare le ipotesi del Piano l’otto febbraio scorso e poi non sono più stato convocato; che il tavolo è proseguito dopo il primo incontro nel quale l’assessore Bresciani si dichiarò disponibile a realizzare, previa verifica, i tre punti “qualificanti” chiesti dalla Provincia (trasferimento della scuola di Faedo, sistemazione cornicioni e attivazione di una struttura per la TBC; che in fine a Milano a fare il consigliere regionale di maggioranza c’è l’ex collega leghista Parolo.

Se i risultati delle verifiche fattibilità delle decine di ipotesi del piano approvato dalla Conferenza dei Sindaci non sono stati positivi, occorre quindi cercare altrove le responsabilità del fallimento.

Un ex consigliere regionale del PdL non può certamente condizionare l’operato di un assessore regionale leghista ed è quindi semplicemente stupido che Pradella  se la prenda con il sottoscritto che aveva, e questo è vero, bollato il piano presentato come incongruo per l’assenza anzitutto di una visione complessiva di Sondalo nel contesto delle altre strutture sanitarie del territorio. E poi per la mancanza di una credibile valutazione finanziaria delle ipotesi avanzate, per  l’assenza di un dimensionamento dei volumi dell’offerta sanitaria presente negli ospedali provinciali e della regione e anche dei bisogni presenti sul mercato sanitario.

E’ la verifica di questi elementi, condotta a Milano dall’assessorato, che ha segnato il fallimento della iniziativa, tra l’altro impropria, dell’assessore  Pradella, all’inseguimento dell’ amacord un po’ felliniano di Luigi Mescia. La logica dei numeri e quella dell’economia hanno decretato l’ammosciamento della speculazione un po’ ingenua e un po’ elettoralistica di questa sortita, che ha lasciato un Morelli più povero e una classe amministrativa meno credibile.

Ho scritto che “il problema del Morelli è di dimensioni tali da far tremare i polsi alle persone responsabili”.  Forse è il caso di ricominciare da qui, lasciando da parte velleità autonomistiche, elenchi della spesa non credibili, privati “benefattori” che alla prova dei fatti si squagliano, e tornare alla realtà.

Che è quella di una buona sanità provinciale che non perde attrattività per i residenti ,ma lascia sul campo percentuali importanti in termini di richiamo  da fuori provincia, soprattutto per Sondalo (meno 25% in tre anni), per effetto della creazione di numerosi posti letto riabilitativi in tutta la regione e della migliorata capacità di risposta nelle strutture di tutte le provincie.

Questo fatto ha determinato in cinque anni la riduzione del volume dei ricoveri complessivi del 14%.

Non è questa la sede per proporre ricette. E’ però evidente che queste, per servire, devono abbandonare l ‘amarcord e guardare la realtà di oggi, non devono essere ispirate da velleitarismi localistici e da acritici tentativi di difesa dell’esistente, privilegi compresi. Una ricetta “Marchionne” nella sanità di valle non guasterebbe.

Diversamente dovremmo prepararci a destinare un po’ dei proventi delle concessioni idroelettriche, se arriveranno, per pagarci una sanità che, per alcuni aspetti, a tutto serve tranne che ai pazienti. E questo non è bene , non lo era ieri e non lo sarà neanche domani.

 

Giovanni Bordoni


Data: 04/09/2010