Marco Confortola e le sue paure sul Lhotse
La data precisa di avvio del tentativo di vetta verrà comunicata non appena possibile, nel frattempo l’alpinista Marco Confortola afferma: “L’acclimatamento sul Lhotse è concluso. Aspetto solo il bel tempo”. Ecco la sua lettera: “L’acclimatamento è concluso. Tentare di salire ancora verso i campi alti per poi ridiscendere sarebbe uno spreco di energie, che invece in questo momento devo conservare con cura. La prossima salita sarà quella per il tentativo di vetta: aspetto solo che arrivi il bel tempo. E so che la prima finestra è prevista per la prossima settimana”. Sono le parole di Marco Confortola, l’alpinista di Valfurva protagonista in queste settimane di una spedizione al Lhotse, quarto Ottomila della Terra (8.516 mt) e primo della sua carriera alpinistica dopo la difficile esperienza sul K2 dell’agosto 2008. A ventinove giorni dalla partenza e a venti giorni dall’arrivo al campo base, l’accampamento a 5.400 metri d’altitudine che oggi conta qualcosa come 400 momentanei “abitanti”, Confortola si sente dunque pronto. “Le gambe “girano bene” - spiega in collegamento telefonico satellitare – e sento che è arrivato il momento di tentare. Ho fatto alcune salite di acclimatamento ai campi intermedi, ho avuto modo di testare l’impatto con l’aria sottile, e ho superato piuttosto bene alcune difficili giornate in cui ho avuto mal di gola e un abbassamento di voce. Inoltre, grazie al nostro bravo cuoco Kusang devo dire che mangio bene, per lo più le buone cose che mi sono portato dietro dalla mia Valtellina. E con Pasang, il mio forte compagno di avventura, l’intesa è ottima”. Potrebbero dunque concludersi verso la metà della prossima settimana, se sarà confermata la finestra di bel tempo prevista dai meteorologi internazionali, le lunghe e spesso noiose giornate di attesa al campo base. “Giornate nelle quali trascorro il mio tempo per lo più a leggere, ascoltare musica e dormire – racconta l’alpinista valtellinese, che con il Lhotse tenta il suo settimo Ottomila -. E nelle quali mi abbandono spesso alla nostalgia per la mia casa, la mia famiglia e la mia valle”. Confortola, tuttavia, non ha mai interrotto i contatti con la sua terra di origine e con l’Italia. Nel corso delle settimane trascorse al campo base è stato costantemente seguito dai mass media con numerosi collegamenti telefonici, mentre i suoi tanti sostenitori hanno continuato a manifestare il loro appoggio con centinaia di messaggi di affetto. “Se il Lhotse mi permetterà di salire sarà l’Ottomila più importante della mia piccola carriera alpinistica – scrive Confortola in una mail pubblicata oggi sul sito curato, come ad ogni spedizione, dal fratello Luigi -. Grazie, amici miei: in questo mese ho pianto, ho sofferto male e freddo ai piedi, ma tutte le volte che penso a voi tutto questi pensieri diventano sorrisi”. A conti fatti, per Confortola resta una sola incognita: i piedi, che come noto hanno subito l’amputazione delle dita dopo la scalata al K2 di un paio di anni fa. Il ritorno alle quote himalayane sembra non aver provocato problemi, ma la salita al Lhotse, che sfugge per buona parte all’esposizione del sole, è nota per le fredde temperature che impone. “Se avrò freddo non esiterò a tornare indietro – ammette Confortola -. I lunghi mesi di sedia a rotelle hanno lasciato il segno in me e non intendo forzare oltre il limite”.
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