Matrimonio a Palazzo Besta: a TEGLIO un tuffo nel passato
Presenti al grande spettacolo storico rinascimentale inscenato a Teglio anche le delegazioni delle diverse vicinìe, prima tra tutte Aprica Il racconto di Antonio Stefanini La bellezza è stata l’elemento unificante della grande messinscena storico-rinascimentale di domenica 1° settembre a Teglio. La bellezza, si diceva: quella delle architetture e dell’arte locali, dei costumi indossati da centinaia di partecipanti, della sontuosa e complessa cerimonia, degli sposi e di tutti i protagonisti, del tempo e del clima. Più quella incomparabile dello scenario naturale orobico-valtellinese. Nelle vie, nei palazzi e nelle chiese del borgo che dà il nome alla Valtellina si è potuta davvero “incontrare la storia, vivere la festa, assaporare la tradizione”, calati d’incanto nella favola delle nozze di due giovani nobili del lontano 1528. La rievocazione del matrimonio tra il ventenne Azzo II Besta, figlio di Azzo I Besta e Ippolita Alberti, e la diciassettenne Agnese Quadrio, figlia del cavalier Antonio Maria Quadrio e di Lucia Gambara, fatta sulla scorta di puntuali riferimenti storici, ha effettivamente permesso di rivivere uno spaccato della civiltà tellina del periodo che ha dato al borgo il meglio di quanto ancora conserva. La giornata, nella stupenda cornice del centro storico di Teglio, è partita nella mattinata, quando, in attesa della sposa, gli sbandieratori Torre dei Germani hanno annunciato l’evento; successivamente sono state pronunciate le Grida dell’amnistia e liberazione di prigionieri. È seguito il pranzo rinascimentale La Razion Tellina. Alle 14:15 è giunta la sposa accompagnata dal padre; Azzo ha accolto Agnese e il corteo, con illustri ospiti e contradaioli, si è poi diretto verso la chiesa di San Pietro, dov’è avvenuta la celebrazione del rito nuziale, con il simpatico siparietto delle colombe svolazzanti dalla tiara del vescovo alle spalle di Azzo al messale retto dal diacono. Successivamente, sposi in carrozza, il corteo è partito per l’arena dei giochi, ovvero il campo sportivo, dove, oltre all’esibizione degli sbandieratori, si sono svolte goliardiche tenzoni tra le storiche contrade. Piccola nota a margine: peccato che ai bravi ragazzi cimentatisi nella gara del cerchio, certo esausti di smartphone, nessuno avesse mostrato prima come lo si avvia e lo si conduce col bastone. Accompagnato dal suono delle cornamuse, il corteo ha indi ripreso il cammino fino a Palazzo Besta. Nella meravigliosa cornice dei giardini della dimora si è rievocato il banchetto nuziale, dove i rappresentanti di Abriga, Carona, Boalzo e Granìa hanno portato in dono agli sposi i diversi frutti delle vicinìe: alimenti, animali, vini o prodotti dell’artigianato tipico di ciascuna contrada. Prima a presentare i suoi omaggi è stata proprio Abriga, che ha recato formaggio e burro d’alpe, frutti di bosco e funghi, carbone. Nutrito il gruppo di rappresentanti aprichesi presenti in vesti d’epoca, capeggiati dal console-vicesindaco Bruno Corvi. Quel Corvi che, all’annuncio dell’evento da parte degli ideatori, aderì immediatamente alla proposta di partecipare e che ha in mente già qualcosa per il futuro.
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