MORASCHINELLI: A CONTI FATTI, DI COSA DOVREMMO LAMENTARCI?
Seguendo la stampa, le comunicazioni ufficiali e via discorrendo, di questi giorni, non si sentono che lamentele, che notizie tristi, che previsioni catastrofiche ecc… Ma la gente non si rende conto di quanto abbiamo, dell’evoluzione nelle condizioni di vita raggiunte? Senza andare tanto lontano nei secoli, ma anche solo nell’arco di una generazione, la nostra? Oddio, tutto è sempre poco e per soddisfare le esigenze dell’uomo cosa ci vorrebbe? Ma guardiamoci attorno, senza naturalmente scendere nei casi individuali che quelli ci saranno sempre, un po’ per la sfortuna del momento, per disgrazia, per imprudenza, ma che per fortuna sono situazioni che variano, problemi che si risolvono con il tempo. E’ vero che alle volte si ritorna con nostalgia a certe situazioni dei tempi passati, ma guardiamo nell’insieme, nella pratica. Per esempio l’abitazione: case senza riscaldamento tanto da doversi rifugiare nelle stalle, (che provvidenzialmente non erano neanche disagevoli), ma sempre di stalle si trattava. Non i servizi igenici nelle case, senza la possibilità di fare un bagno, una doccia, dormire in due, tre, quattro in una cameretta e magari anche nello stesso letto, quando oggi tutti hanno abitazioni con tutti i comfort. Mangiare ogni giorno polenta, che era pur sempre buona, come il pane, anche senza companatico, proprio per la loro scarsità. Se mai il problema consisteva nel fatto che tutto era sempre poco. Mai un vestito nuovo o un paio di scarpe decenti, ma sempre frutto di qualche benefattore o scarto dai grandi ai piccoli. Cappotti, giacche calde ecc…Per salvarsi dal freddo c’era solo la lana delle proprie pecore. Facciamo un confronto con quello che disponiamo oggi, non solo per salvarsi dal freddo , ma anche per non sfigurare tra l’altra gente. Il lavoro a giornata già nei ritagli di scuola (elementari) per poche lire da portare in famiglia. Unico vantaggio personale, un pasto più abbondante del solito. La scuola? Solo una infarinatura. Finita la quinta elementare, quando si incominciava a capire qualche cosa, bisognava troncarla per andare a servizio e magari addirittura, non solo fuori casa, ma fuori paese, quando oggi tutti indistintamente possono continuare gli studi fino a buon punto e i più anche arrivare all’università, quando solo all’inizio di questa generazione, i ragazzi avviati alle scuole superiori , perlomeno nei nostri paesi, si potevano contare sulle dita di una mano. Non parliamo poi dei mezzi di trasporto, da quelli pubblici a quelli privati.. Quanta strada a piedi e non per il piacere di una gita, come ai giorni nostri, ma sempre per lavoro e quindi carichi, di legna, di strame, di fieno, semplicemente per spostarsi da un paese all’altro. E allora di che lamentarci? Forse del troppo? Tanto è vero che è il troppo che genera persino problemi seri (vedi la questione dei rifiuti) che allora non c’era-Bastava il comune focolare a smaltirli o il paiolo con il pasto del maiale a consumarli. La pensione. Si sente sempre dire che è poca, ma pensiamo che vantaggio rispetto a quelli della pur nostra generazione, che non la prendevano? E ci fermiamo qui senza entrare nella sanità ecc… Il dottore? Per i più i rimedi ai mali, a parte quelli tradizionali di erbe e cose del genere, la medicina comune era "sopportar", mettendo in pratica il detto: “i mai cuma i ué, i uà” (i mali come vengono, vanno). Discorsi inutili? Non più delle lamentele, anche se si usa pur dire che il mio piccolo guaio del momento, ha maggior incidenza su me stesso, del grande male altrui. Proviamoci. L’anno nuovo dovrebbe essere un incitamento a un nuovo slancio nella vita. Uno sguardo di quanto abbiamo in più dei nostri genitori o nonni, (senza andare più in là) può essere un piccolo motivo di sprone. Meglio di niente. Con tanti auguri. Luisa Moraschinelli/Aprica 2010/2011
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