Pane della tradizione: la MICA si trova ancora a POSCHIAVO!
Visita alla Panetteria Alpina nel “paese più bella del mondo” Letto l’annuncio nell’Atrio della Casa Anziani che riportava il programma dell’abituale uscita del venerdi, guidata da Franco e Manuela; scritta che annunciava la visita alla PANETTERIA ALPINA, – nel paese più bello del mondo – (evidentemente Le Prese) – sono stata stimolata da una particolare produzione di pane: LA MICA. Motivo? È un formato che risale alla mia generazione (abbastanza lontana.. Formato superato da tempo nei vari paesi dei dintorni, ma. guarda, guarda! La MICA, la vedo emergere, ai nostri tempi a Poschiavo. Ecco il motivo del mio interessamento a vedere dove nasce e dove viene prodotta questa vecchia forma di pane, anche se suppongo non sia l’unica fonte da queste parti. Potremmo dire che la “mica” è un formato di pane storico, visto da quanto tempo viene sfornata nonostante la molteplicità di tipi che vediamo esposta ogni mattino sugli scaffali delle panetterie. Uno dei molteplici formati di questi tempi, ma supponiamo anche uno dei più vecchi visto che risale a oltre i nostri ricordi, che sono pure lontani e oggi superata da molteplici altre forme e, appunto la sorpresa, nonostante ciò si ritrova proprio a Poschiavo. Ai nostri tempi, e arriviamo a prima della guerra, nei nostri paesi oltre frontiera erano unicamente tre le forme del pane comune: al büscèl, un tipo cornetto ma più grosso rispetto a quello d’oggi, la Mica, la più classica e la brasciadèla. Quest’ultima in minor quantità, in quanto, trattandosi di farina di segale, generalmente venivano prodotte nei forni privati, dalla famiglia stessa che coltivava la segale e fatta macinare al mulino. La MICA di oggi, rispetto a quei tempi è un poco più tondetta, tanto che la croce è meno marcata. Ma la croce a che cosa serve? Evidentemente a ricordare il segno della croce, ma nella personale memoria, che ci ricorda la preziosità del pane, era che quella croce serviva anche per dividere la mica in varie parti. Per tornare così ancora una volta ai nostri ricordi, dopo la Messa mattutina, passavamo alla bottega dove la commessa aveva l’ordine, dalla mamma, di darci a ognuno la parte assegnata della Mica. Ecco a che cosa serviva quel segno: un quarto ai più piccoli, quelli di prima o seconda classe; metà per i più grandini, tre quarti ai grandi e intera a quelli che andavano al lavoro. (io ero fortunata in quanto impiegata a far la baby-sitter, al pomeriggio, ai due bimbi della bottegaia, chiudeva un occhio sulla croce che sovrasta la mica e me la dava intera. (se poi la scriveva intera o spezzata sul libretto della spesa, questo non mi riguardava, ma suppongo che fosse comunque un gesto di buon cuore da parte sua). E’ storia anche questa che lego alla Panetteria Alpina che mi ha portata a questi vecchi, ma reali ricordi d’altri tempi che, seppur lontani, sono impressi nella nostra memoria e oggi la croce che sovrasta la MICA la vedo comunque sempre come un dono dal Cielo e conservo riconoscente memoria a chi, nonostante la varietà di prodotti moderni, ha lasciato sopravvivere anche la MICA. Da notare che comunque, se pur di vecchia data, sembra ancora essere apprezzata visto che se non passi al mattino, non la trovi più. Possiamo darne prova visto che anche nella Panetteria Alpina dove viene prodotta, nel pomeriggio ne abbiamo trovata una sola, quasi a voler rimanere testimone delle mie attenzioni, dei miei ricordi. Un grazie a chi ci ha guidati e a chi ci ha accolti alla PANETTERIA ALPINA - nel paese più bello del mondo –“Le Prese/GR”
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