PENSIERI in LIBERTA?
PENSIERI in LIBERTA’

PENSIERI in LIBERTA’
(Per toccare le sensibilità più nobili)

Nel lessico comune spesso è ricorrente la parola ecologia, territorio, ambiente e loro derivati. Noi stessi, nel discorrere quotidiano, ricorriamo a questa terminologia con frequenza. Ma ci siamo mai chiesti cosa esse vogliono effettivamente significare e quale sia il corretto rappresentarle nella loro originale dignità lessicale? Certamente chi si è soffermato su questa domanda non ha avuto difficoltà a scorgere quanto la comunicazione in generale abbia banalizzato tali termini sino a sminuirne addirittura il concetto ad essi sottostante. Bene, il compito che vorrei qui affrontare risiede nel tentativo di ricostituire, restituendo i contenuti loro propri, alle parole sopra riportate per sperimentarle, percepirle nel loro valore dinamico, pratico, sensoriale, essenziale. Per iniziare, per formarci un punto solido da dove partire, dobbiamo solo brevemente riflettere sul concetto di un altro termine rilevante quale la coscienza che qui possiamo, in estrema sintesi, assimilarla a una sorta di contenitore universale nel quale avvengono processi di analisi e conoscenza circa quanto è in noi e del rapporto ineludìbile tra noi e il mondo che ci circonda. Còlto e assimilato come principio ciò, acquisiremo la coscienza ecologica, del territorio, dell’ambiente e così di seguito, coscienza che interverrà con forza nel farci intendere e praticare l’interesse verso la natura, alimentando sentimenti e azioni protesi alla difesa e protezione della stessa e della sua inestimabile bellezza. Con questa consapevolezza, sapremmo leggere e scorgere nel territorio quanto esso racconta e manifesta della nostra stessa storia e delle identità culturali che lo hanno plasmato in continua interazione e rapporto tra le condizioni fisiche/naturali e l’azione dei nostri predecessori. Interpretare il paesaggio, il mondo naturale che lo costituisce, è la premessa sostanziale e indispensabile per ogni futura  scelta di intervento che sia garanzia di rispetto pur se tal volta, l’agire su di esso, potrebbe interferire sugli aspetti specifici e generali che lo contraddistinguono, che ne determinano la propria originaria visiva e fisica peculiarità. Se si approderà alla piena considerazione interiore di quanto ho cercato di esprimere, non sarà difficile riconoscere ancora, l’importanza di operare per la difesa dell’equilibrio ambientale, a salvaguardia dei tratti morfologici e paesaggistici in genere, giudicando come essenziale logica, non risparmiarsi  mai nell’impedire  costruzioni e infrastrutture che fortemente e irrimediabilmente mortificano o addirittura cancellano le componenti distintive del luogo, che non rispettano canoni di qualità edificata e il rapporto con gli spazi liberi, che profanano il patrimonio storico quale testimonianza irrinunciabile del passato e così avanti. La coscienza ecologica, del territorio, dell’ambiente, del paesaggio, comunque in questo contesto la si voglia aggettivare, nella sua innata sensibilità e capacità percettiva, non può che indignarsi davanti al processo disgregativo delle forme e delle particolarità del nostro ambiente montano dove la smania di un turismo eccessivo e poco qualificato spinge a rendere luoghi magnifici, dal punto di vista naturalistico e dalla sorprendente diversità biologica, in territori tendenzialmente indistinti  nella qualità urbana, più vicini all’anonimato metropolitano che fedeli alla propria ricchissima identità geografica e culturale mostrata dalla tradizione. Si, la tradizione, altro termine che merita attenzione. Per cogliere la corretta valenza della parola proviamo ad immaginare la tradizione appunto,  come uno spartito nel quale, a note già scritte, si accompagnano spazi bianchi atti a riprodurne altre  in armonia con le prime; ci si renderebbe conto, in primis che la tradizione, come da molti viene intesa, non è un luogo inanimato di sola memoria senza respiro, un insieme di ricordi, usanze, principi superati dal tempo, ma per contra  è la fonte dalla quale attingere la vitale essenza del progredire con cesellati adattamenti che non perdono mai di vista la loro provenienza. Se così abbiamo ben inteso il senso della tradizione, non potremmo negare che il vero progresso di una comunità montana poggia inesorabilmente sull’orgoglio di trarre luce vitale dalla semplicità, dalla purezza dello spirito e dalla storia, tutti impressi nella natura e riflessi nella tradizione. Pur riconoscendo che il nostro territorio deve sempre corrispondere adeguatamente alle esigenze presenti e future dei residenti e degli ospiti, risparmiamo comunque tempo ed energie a ricercare  valori tra i modelli proposti dai grandi centri urbani e dagli eccessi che essi propongono, dei quali, per esempio, in un certo senso, un tipo di turismo è un veicolo potentissimo. Se, per quanto qui in abbozzo rappresentato, vi è appercezione, il percorso educativo, con impegno, potrà abbracciare facilmente i tanti e più argomenti che attengono all’ecologia, al territorio, all’ambiente, all’habitat e così via, favorendo anche visioni politico gestionali del territorio che uniscano, per causa ed obbiettivi regioni appartenenti alla stessa cultura, oggi purtroppo costrette tra i chiusi e rigidi ambiti dei  recinti amministrativi. Si potrà dar inizio a una partecipazione diffusa e consapevole, padrona degli effetti normativi che riguardano il proprio ambiente, il tutto con serena,  pacata e civile azione la quale, per sua connaturata giustezza  avrà la forza di irrompere a danno dell’iniquitanza, della prepotenza, dell’arroganza. La coscienza personale così risvegliata, trova, per legge di natura, altre coscienze che frequentano lo stesso percorso, e più coscienze soggettive, amalgamandosi insieme, generano la coscienza collettiva. Una coscienza collettiva può fare molto per influenzare le scelte affinché esse siano coerenti e giuste con i basilari interessi comuni. Ci si aspetta dunque di essere in tanti per perseguire ordinatamente quanto di più appagante possa arricchire la nostra esperienza umana, si perché vedete, il pericolo peggiore non è tanto la cattiva politica, l’arroganza dei poteri forti, la speculazione aggressiva e ogni altra usurpazione contro la collettività, ma assuefarsi ad essa.

Luca Matteo Rapallino

     

Data: 11/02/2012
 
11/02/2012, 10:38
Significato etimologico di ecologia

Possiedi un buon "contenitore ecologico", che si amalgama volentieri con i "contenitori" degli amici del nostro Circolo, della nostra Associazione e, fortunatamente, ancora di molti altri cittadini del pianeta.

Ma ce ne sono ancora troppi ai quali fa gola "usurpare il bene comune" e ancora di più quelli che, per pigrizia mentale, si assuefanno a questo forma di usurpazione.

Eppure basterebbe che questi ultimi sapessero o si ricordassero il significato etimologico di ecologia (dal greco oikos=casa, quindi: conoscenza della casa, ovvero dell’ambiente in senso lato) per dedurre che non vorrebbero che in casa proria fosse fatto quello che viene lasciato fare nella casa di tutti.

Giancarlo

legambiente bormio