RIFLESSIONI DI LUISA MORASCHINELLI: Le strade dell’ORO
Le strade dell’oro nel tempo, un bene di rifugio di ieri e di oggi. di Luisa Moraschinelli Leggiamo, sulla stampa locale e non importa di dove, (visto che oggi giorno, come si usa dire “tutto il mondo è paese” in fatto di notizie), che “la fortuna dei risparmiatori sta nell’oro “della Nonna”. Va bene che è pur sempre il bene più prezioso per antonomasia. Infatti anche per definire una persona più che buona si usa dire: “ha un cuore d’oro”, ma qui si parla di altra funzione dell’oro e delle strade che prende nello scorrere del tempo. Le tappe nel corso di una vita dalla nostra esperienza? Vedi all’inizio della guerra, quando le nostre mamme furono chiamate a donare quella piccola porzione di oro, che era la vera nuziale, alla Patria. Che poi doveva servire per fare armi per uccidere! Allora di questo bene prezioso conoscevamo solo il significato dell’anello al dito che distingueva chi aveva famiglia, dagli altri. Ma, oltre a questa minima porzione, almeno alle nostre latitudini, non penso che alle nostre nonne non ne sia rimasto tanto da soddisfare gli scopi che vengono annunciati ai nostri giorni come bene rifugio. Se ne è poi sentito parlare, sempre durante la guerra, quando gli ebrei rifugiati nei nostri paesi,sopravvivevano anche grazie a quel tanto o poco oro che si erano portati dietro. Ma il ricordo piu’ esaltante e comunque fuori da ogni limite comprensibile, (perlomeno entro la mia cerchia) è stato all’arrivo a Berna (anni 50-60) e trovare la piazza antistante il palazzo federale in pieno lavoro e le voci dicevano che stavano costruendo sotto spazi per immagazzinare oro. Si l’oro, non mattoni anche se, visti nelle foto pubblicitarie i lingotti di un certo valore, hanno la forma, ma non il colore, dei lingotti d’oro. E non erano chiacchere visto che in questi ultimi anni, e non sono segreti perché lo leggiamo dalla stampa, è stato messo mano a quella riserva per colmare i vuoti prodotti dalla crisi in atto. Ma certo l’oro, oltre a essere prezioso e anche bello da vedere, non si riproduce. Non è frumento e quindi destinato a finire se lo si mette in circolazione, e allora? A questo punto pare si faccia capo all’oro delle nonne e non per produrre lingotti della misura di mattoni, ma lingottini (chi ne ha) che comunque si conservano più facilmente anche in casa. Ritornando al ricordo dell’oro allora conservato sotto la piazza del palazzo federale di Berna, mi piace ricordare un fatto personale di quel tempo sempre in tema, anche se in ragione estrema rispetto a quanto detto sopra. Proprio in una banca di quella famosa piazza Federale ricevevo il primo libretto di risparmio (dopo aver assolto i doveri di sostegno della famiglia). Ricordo la grande gioia provata rilevando che mi era stato aggiunto alla pur piccola somma del risparmio 8 Fr. di interesse. I primi soldi che mi entravano senza averli sudati, come si suol dire. Otto franchi, meno di una goccia d’acqua nel discorso che stiamo facendo, ma che rivivo con lo stesso piacere di quel tempo. Che cosa era al confronto della piazza dai sotterranei stipati d’oro? Una goccia d’acqua frazionata, eppure un ricordo che non solo è sopravvissuto, ma che perdura nel tempo (anche se non rimarrà unico) ma sufficiente per ricordare che i piaceri non si misurano in quantità, ma in base al rapporto che c’è fra quello che è e quello che hai. Luisa Moraschinelli
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