Sertori, la crisi, la gente, la politica
Sertori, la crisi, la gente, la politica

Massimo Sertori, presidente della Provincia di Sondrio, ha divulgato un comunicato stampa dove si sofferma sull’importanza di impegnarsi politicamente. Meno parlamentari, sostiene, ma forse il punto della questione non è questo. Lui è imprenditore, oserei definirlo anche idealista, ma con le polemiche che corrono, con la pretesa della Lega Nord di trasferire Ministeri al Nord, aumentando ulteriormente i costi della politica che continuano a lievitare, in piena crisi economica, Sertori sostiene che finita la carriera politica tornerà a fare l’imprenditore. S’è disquisito molto sul male della politica italiana e dei suoi politicanti: chi fa politica campa di quello, non ha un "mestiere" che può fare quando "smette", anche perché ci sono le pensioni a vita! Sertori amo definirlo un idealista, lui, certo, ha tolto tempo al suo lavoro per dedicarsi alla politica, ma la realtà è un’altra, c’è chi la politica la fa per lavoro, guadagnando oltremisura, e questo allontana la gente dalla politica, perché sembra di dover far sacrifici PER la politica, per una casta inadeguata al suo ruolo. Su una cosa ha ragione: chi amministra e chiede sacrifici alla politica dovrebbe fare altrettanto", e la partecipazione dei cittadini potrebbe rendere migliori le cose ma... in che modo?

  

 Le parole di Sertori:

 

“Le più grandi democrazie occidentali si trovano a combattere una delle crisi economiche più feroci degli ultimi decenni, chi governa chiede ai cittadini sacrifici enormi, gli italiani stessi hanno appena fatto i conti con una Finanziaria lacrime e sangue e i tempi a venire non si prospettano certo più positivi, anzi si fanno i conti con ulteriori tagli e tirare la cinghia ormai è la regola e non più un’eccezione. In quella che sembra essere a tutti gli effetti una pandemia economico – finanziaria stride ancora di più venire a conoscenza, ormai quotidianamente, quanto costano i privilegi della 

cosiddetta casta per alcuni, i costi della democrazia per altri. Chi amministra e chiede sacrifici ai propri cittadini quanto meno dovrebbe dimostrare di essere disposto a fare altrettanto! Ma vorrei proporre quello che ritengo essere una sorta di antidoto alle possibili degenerazioni del sistema rappresentativo democratico. Una delle soluzioni più incisive, accanto ovviamente alle doverose strategie di pianificazione economica da mettere in atto per la salvezza del nostro Paese, sarebbe quella di assistere ad una maggior partecipazione dei cittadini alla politica. Disinteresse e disimpegno in questo momento non farebbero che peggiorare le cose. Confronto, dibattito, riflessione, preparazione in termini di conoscenza  garantirebbero ai cittadini di arrivare ad un voto 

sempre più consapevole. Un altro correttivo potrebbe essere la reintroduzione delle preferenze, possibilità abolita per impedire i cosiddetti voti di scambio molto in voga al sud. Così facendo però si è di fatto delegittimato un sistema che, se gestito correttamente, avrebbe consentito davvero agli elettori di esercitare il loro potere, un potere di merito, di controllo, di giudizio. Rispetto ai costi della politica non voglio iscrivermi alla fazione di quelli che stanno a disquisire sull’ammontare degli stipendi, voglio piuttosto chiedermi e chiedervi se oltre 1.000 parlamentari non siano forse un po’ troppi. Se un amministratore ha grandi responsabilità è doveroso e legittimo che sia pagato. A tale proposito sposo la proposta di riforma costituzionale, recentemente proposta in Consiglio dei Ministri, dal Ministro Calderoni che oltre al senato federale e altre modifiche prevede anche una sostanziale riduzione del numero dei parlamentati, riduzione per altro già contenuta nella riforma relativa alla devolution bocciata nel referendum del 2006. La crisi però ora morde e la situazione è difficile, occorre una revisione globale del sistema e non è più possibile indulgere in quegli schemi che hanno mostrato tutti i loro limiti e soprattutto la loro oggettiva perversione. Di sicuro - mi 

ripeto - la partecipazione dei cittadini alla politica, o meglio alla scelta consapevole dei loro rappresentanti  politici  è fondamentale. Se prende ulteriormente piede il qualunquismo l’Italia e gli italiani non risolveranno i loro problemi. Sono d’accordo, e mi sono già espresso molte volte a riguardo, anche sul porre un limite alle istituzioni di secondo grado che pure hanno un costo. Chi governa e chi amministra i soldi pubblici dovrebbe essere sempre eletto direttamente dal popolo, che poi lo giudicherà. Non da ultimo vorrei invitare tutti i cittadini a riflettere su quello che sempre più spesso anche noi piccoli amministratori osserviamo. Sono sempre più numerosi, infatti, i cittadini che chiedono di investire in progetti strategici, in uno sviluppo consapevole e sostenibile, noi amministratori, mi riferisco all’ente Provincia, cerchiamo di farlo e risultati ritengo siano soddisfacenti. Si pensi alla nuova viabilità, si pensi alla legge sulle acque che ha consentito anche l’incremento delle risorse proprio da destinare alle strade, si pensi al demanio idrico, al piano territoriale di coordinamento, alla recente soluzione relativa al patto di stabilità che ci consente di accendere il mutuo per la tangenziale di Morbegno. 

Insomma tutti invocano coerenza, impegno, gestione oculata delle risorse pubbliche soprattutto in questo terribile momento. A volte, vi sono casi in cui si ha bisogno di un piacere, di un piccolo contributo per un progetto o un’iniziativa allora si abbandona per un attimo il principio del bene comune a favore del proprio e personalissimo interesse. 

Mi capita di assistere spesso a questo costume, anche da parte di chi, solo un attimo prima, esigeva maggior rigore e oculatezza nella gestione delle finanze pubbliche. La politica è lo specchio della società? Ribadisco, si devono riaccendere ed intensificare il dibattito e la partecipazione. A tale proposito mi sono piacevolmente stupito dell’esito degli incontri organizzati dal mio movimento sul territorio, incontri aperti agli iscritti, ma anche ai simpatizzanti. In quelle occasioni ho ascoltato molte persone, alcune anche molto critiche, ma presenti e pronte a mettersi in gioco. Se questa non diventa la regola la politica non crescerà mai. Se tutti noi per disincanto, fatica e frustrazione 

abbandoniamo la partita, resteranno solo i professionisti della politica, quelli che proprio della politica hanno fatto il loro mestiere e dunque la loro fonte di guadagno. Al di là dei leaders di partito che decidono le linee dei loro movimenti o di governanti che rivestono posizioni apicali, mi chiedo quante persone oggi campino solo di politica! 

Tante! Forse troppe! Per questo ci vogliono dei limiti. Io credo sempre nella buona fede 

di ciascuno, ma è molto pericoloso vivere solo di ciò che può garantire la politica, diventa un meccanismo morboso per cui si rischia di diventare autoreferenziali anteponendo la garanzia della propria posizione rispetto ai progetti per la gente. Così si genera quella che oggi tutti vogliono combattere: la casta. Se domani io abbandonassi la politica, esperienza che secondo me deve avere per tutti comunque un limite di durata, tornerei al mio lavoro. Dall’amministratore locale al parlamentare, tutti dovrebbero concepire la politica con spirito di servizio e come parentesi della propria vita, mantenendo anche il proprio lavoro, certo con grande sforzo fisico ed economico, ma 

mettendosi in tale modo ulteriormente al riparo da eventuali e possibili degenerazioni del proprio ruolo di puro potere.” 

Massimo Sertori  - Presidente della Provincia di Sondrio 

 

 


Data: 28/07/2011