SERTORI SCRIVE A DE SFROSS: VIVA L?ITALIA? S? MA FEDERALE
Il presidente della Provincia di Sondrio e la lettera a Davide Van De Sfross
Caro Davide,
a distanza di qualche mese dalla tua visita in Valtellina, ti scrivo per ringraziarti ancora una volta per il sostegno che hai voluto dare alla nostra battaglia sulle acque, una battaglia di dignità perché ad un territorio che, nel corso degli anni, ha dato tanto, oggi resti anche qualcosa oltre che in termini di risorse anche di speranze per il futuro.
Abbiamo avuto l’onore di averti ospite nella nostra Valle più volte.
Sei diventato cittadino onorario di Sondalo e di questa comunità hai cantato le fatiche e i sogni dei minatori di Frontale.
La tua arte, le tue parole sono state e continuano ad essere un contributo significativo per la nostra terra così aspra e allo stesso tempo ricca di suggestioni legate ad una cultura ricca e profonda.
I nostri dialetti, simili a quelli dell’alto lario, fanno parte non solo della nostra tradizione linguistica, ma anche della nostra identità.
Il fatto che tu canti in dialetto per me non rappresenta un espediente artistico per sdoganare un certo tipo di folklore, bensì la precisa volontà di raccontare storie di genti e di luoghi che altrimenti sarebbero privati della parte più profonda della loro anima e dunque della loro identità.
Questa tua propensione artistica ho visto ti porta spesso a sposare anche cause all’apparenza minori poiché originate da “terre minori” come nel caso della nostra “Giornata dell’Acqua” così importante per noi e per il nostro futuro.
Un attestato di stima il mio, dunque, non solo al cantautore, ma anche e soprattutto all’uomo in grado di rendere il suo percorso artistico anche un cammino di coraggio e di coerenza.
Attendo con impazienza di ascoltare “Yanez” al Festival di San Remo così come la tua versione di “Viva l’Italia” di De Gregori, una canzone questa densa di melanconia per un Paese ricco di contraddizioni, molte delle quali non più giustificabili, non a distanza di 150 anni dall’unità.
Un testo per quanto poetico, secondo me, povero di quello spirito oggi così necessario per guardare al futuro, un futuro nuovo, un futuro positivo per tutti noi e per i nostri giovani schiacciati invece dal dilagante peso del pessimismo.
Se questo nostro Bel Paese non cambia marcia, credo che non ci resti altro da fare che, per l’appunto, continuare a cantare del passato utilizzando toni e tinte di tristezza e di constatazione, vinta e impotente, di tutte quelle “cattive abitudini” che hanno contribuito a fare dell’Italia e degli italiani spesso delle macchiette.
E allora perché non ti concedi una licenza artistica e nel cantare la canzone di De Gregori non ci metti anche un “Viva l’Italia Federale!!!”, le possibili assonanze tra l’altro non mancano.
Sarebbe di buon auspicio, sarebbe un esplicito invito a non guardare più solo al passato, ma finalmente ad un futuro nuovo, più equo e giusto per tutti.