Un giudice, un bandito e un ex terrorista al Pinchetti
Un giudice, un bandito e un ex terrorista al Pinchetti

Gli anni di piombo hanno lasciato dietro di sé persone che nel 2010 possono dichiarare: "Oggi, le nuove Br sono solo un gruppo avulso dalla realtà, la lotta armata degli anni ’70 si collocava in un preciso contesto". Così Cecco Bellosi, ex terrorista di Potere Operaio passato poi alle Brigate Rosse, coordinatore della comunità di recupero di tossicodipendenti "Il Gabbiano". In quegli stessi anni ’70 segnati dalla violenza, Renato Vallanzasca era protagonista di rapine, sequestri ed evasioni. C’erano tutti e due questa mattina nell’aula magna dell’Istituto Pinchetti di Tirano, per parlare assieme ai ragazzi delle classi quinte. Al tavolo dei relatori anche il Gip del Tribunale di Sondrio Pietro Della Pona e il docente di diritto del Pinchetti Biagio Natale, nelle vesti di moderatore. 

Un giudice, un bandito e un ex terrorista; tre persone con una visione della vita e una storia diverse, invitati dal Dirigente scolastico Martino Liscidini dietro suggerimento del Sindaco di Tirano Pietro Del Simone. Il tema dell’assemblea: "Devianza minorile, la pena, il carcere".Quella devianza giovanile segnata indelebilmente a 8 anni per Vallanzasca, quando assieme a un amico e ad Antonella, da due anni sua moglie, aveva liberato gli animali del circo, perché "maltrattati per un pezzo di carne", per poi finire nel carcere Beccaria di Milano, "che mi è servito per diventare Vallanzasca - racconta -. Mi rifiutai di mettere la divisa, gli altri carcerati mi guardavano con rispetto". "Non avevo capito se ero pericolosissimo o se fosse una punizione...." E ancora: "Rubare per me era una sfida, mi dava soddisfazione, ma è una vita che sarebbe bene non fare perché porta più svantaggi che vantaggi". E poi il carcere speciale, dove conosce Bellosi, che 18 anni fa è uscito in semi - libertà. Vallanzasca no, di anni di carcere alle spalle ne ha 39, e dall’8 marzo 2010 usufruisce del beneficio del lavoro esterno, anche se la sua condanna ammonta a quattro ergastoli e 260 anni di reclusione. Il bel René, che oggi ammette "ho fatto un sacco di disastri, non mi sono mai de-responsabilizzato, sono oltre il senso inverso". Nessun pentimento, perché oggi chi si pente lo fa per cavarsela, acusando qualcuno, oppure per avere qualche straccio di perdono, il perdono è una cosa estremamente personale". Giustificazioni? "Non giustifico niente di quello che ho fatto, se una persona inizia a portare una pistola in tasca, sia delinquente o poliziotto, finisce prima o poi per usarla, e il rischio che sia irreparabile c’è, io non ho mai sparato per primo, e mai per ammazzare è la situazione, se mi spari addosso io sparo per farti smettere di farlo". RESPONSABILITA’ MORALE, CONSAPEVOLEZZA, TRASGRESSIONE, concetti umanissimi, che portano a una diversità dell’oggi dal passato, secondo Bellosi: "Nella lotta armata degli anni ’70 c’era una cosa diversa, c’era un maggior senso nel fatto che facevi delle SCELTE che andavano oltre l’impulso alla TRASGRESSIONE, questa non diventa in tutti devianza o scelta. Oggi invece viene un po’ meno il limite, i ragazzi fanno delle cose, vengono arrestati e spiazzati dicono oibò, non si poteva fare, è necessario recuperare il senso di responsabilità, noi abbiamo sbagliato, ma è stata una scelta consapevole, oggi alla società mancano REGOLE CERTE, dovete credere di più in voi stessi ragazzi, trovare il giusto senso dell’orientamento". 

"Condivido pienamente questo momento d’incontro tra persone in carcere e mondo della scuola - ha sottolineato Della Pona -; un momento trattamentale in favore dei detenuti, che vanno puniti e rieducati". Il dirigente scolastico Martino Liscidini ha chiuso l’assemblea, ringraziando i ragazzi: "Lezione un po’ insolita, con una materia: la vita". 


Data: 27/04/2010
 
17/02/2011, 10:16
TIRANO, CAPITOLO 17 de L’ULTIMA FUGA

"L’ultima fuga. Quel che resta di una vita da bandito". E’ questo il titolo del libro scritto a quattro mani da Renato Vallanzasca e da Leonardo Coen, giornalista di Repubblica. E il capitolo 17 s’intitola appunto "Tirano", e descrive un Vallanzasca a tratti nervoso, a tratti sicuro circa alcuni episodi che hanno caratterizzato la sua vita. Si cita anche l’insegnante di diritto Biagio Natale, l’attento dirigente scolastico Martino Liscidini, il giudice Della Pona e il responsabile della Comunità di recupero Il Gabbiano, l’ex brigatisca Cecco Bellosi. 

cristina culanti


Autore dal
27/10/2021

27/04/2010, 14:50
Il carcere e l’ergastolo e la funzione rieducativa

La galera pesa, ma dietro le sbarre si cambia? Vallanzasca e Bellosi sono cambiati soprattutto perché sono cambiati i tempi: "Mi sono autodeterminato - afferma il primo - è giusto pagare la pena ma oggi lasciatemi vivere e io non ammazzo nessuno, so di non essere un pericolo per la società, so che non faccio del male a nessuno". Lui assiste i ragazzi di una comunità, a Milano, poi rientra in carcere e questo gli pesa. Reputa l’ergastolo "illogico, meglio la pena di morte, così uno si assume delle responsabilità; "l’ergastolo è peggio della pena di morte, è tremendo, è una pena di morte distillata giorno dopo giorno",  aggiunge Bellosi, com’era nelle intenzioni del suo teorizzatore, Cesare Beccaria. Sul carcere e sulla non - funzione rieducativa che riveste concorda anche il Gip Della Pona, che si chiede: "L’istituto del carcere così come la pena è applicata, ha realmente le funzioni che la Costituzione Italiana le attribuisce? E’ una forma giurisdicizzata della vendetta sociale, l’ordinamento è carente, una persona, quando esce, che persona è? Oggi la funzione educativa della pena non c’è, da 20 anni i politici mettono mano al processo penale, che fa pena,  ma senza arrivare a un dunque. Il nostro Codice Penale non si tocca dal fascismo". 

 


cristina culanti


Autore dal
27/10/2021